Una 44enne e un 56enne finiti agli arresti, ora sono ai domiciliari, per reati connessi allo spaccio di stupefacenti in carcere. E’ considerata preoccupante e allarmante la recrudescenza con cui sovente si tenta di introdurre stupefacenti destinati ai detenuti nelle carceri, e tra queste, purtroppo, non è immune la casa circondariale di contrada Monte Arcano a Larino. Degli arresti compiuti nei giorni scorsi, precisamente nel blitz di martedì scorso, avevamo già parlato diffusamente nelle edizioni di sabato e domenica scorse. Ieri pomeriggio, tuttavia, il procuratore capo facente funzioni della Procura della Repubblica presso il tribunale di Larino, Antonio La Rana, ha voluto entrare in merito all’operazione di polizia giudiziaria compiuta dagli agenti della Polizia penitenziaria in collaborazione con i Carabinieri della compagnia frentana. Una conferenza che ha permesso di rendere noti i dettagli dell’attività info-investigativa condotta dalla Procura larinese, con cui è stato sterilizzato l’obiettivo di spacciare stupefacenti e, nel caso di specie hashish, dietro le sbarre. Lo spauracchio, sempre più evidente, è che ogni penitenziario sia divenuto una centrale al dettaglio per ristretti rispetto alle grandi istituzioni carcerarie come Regina Coeli o Rebibbia, per citarne alcune. Carceri romane, e non è un caso se vengono menzionate, poiché gli inquirenti sono certi che la provenienza della droga sia proprio la capitale. Già nel febbraio scorso, gli agenti diretti dal Commissario Coordinatore Maiorano Francesco, durante l’attività di contrasto e prevenzione all’introduzione di sostanze stupefacenti in carcere sono riusciti ad individuare 60 grammi di sostanza stupefacente del tipo cannabinoide, ovvero hashish e marijuana. Le sostanze stupefacenti, erano suddivise in più di 40 pezzi e celate all’interno dei doppifondi delle scarpe, spedite tramite corriere e destinate ai detenuti. Due mesi più tardi, invece, gli agenti bloccarono all’accesso dell’istituto penitenziario un ingente quantitativo di droga, oltre 130 grammi di hashish. Terzo step, quello di martedì scorso. La 44enne pasticciera, che lavora nel laboratorio del carcere, A. B., e il 56enne di origine pugliese, L. D. C., anch’egli inserito nella cooperativa dolciaria, sono finiti nel mirino della Polizia penitenziaria e della Procura. Come ha spiegato ieri in conferenza stampa, alla presenza di chi è intervenuto e anche del maggiore Raffaele Iacuzio, La Rana ha detto che si tratta di «Soggetti che potevano beneficiare dell’ingresso privilegiato del carcere. Così, al termine di un’attività d’indagine durata circa un mese e condotta attraverso appostamenti, intercettazioni ambientali, telefoniche, e con l’ausilio delle telecamere si è arrivati al giorno dell’arresto “con il ragionevole convincimento che le persone attenzionate stessero per introdurre droga all’interno della casa circondariale. Un’intuizione tutt’altro che errata visto che ha consentito agli agenti di rinvenire 3 stick di deodoranti al cui interno vi erano, ben occultati, dosi di hashish per un peso complessivo di 106 grammi, quasi sicuramente da destinare ad un’attività di spaccio tra i detenuti». Gli arresti sono stati convalidati dal Gip Daniele Colucci, che ha ritenuto valida la sussistenza della flagranza di rato, ma le indagini complessive vedono coinvolte anche altre persone, sette in totale, la cui responsabilità, per ora, non è stata resa nota. Il quadro giudiziario più grave è del 56enne, poiché era già al centro di un percorso di reinserimento sociale. I due indagati principali sono stati ascoltati dal Gip nel corso dell’udienza di convalida, al termine della quale sono stati concessi gli arresti domiciliari, con l’accoglimento della duplice istanza di misure cautelari meno afflittive avanzate dai legali Marco Ciarfeo e Michele Urbano. Un’azione, quest’ultima, frutto anche della collaborazione tra le diverse forze di Polizia presenti a Larino. Sono state monitorate tutte le persone che avevano un ingresso privilegiato e attraverso un incrocio di dati, l’utilizzo di ulteriori telecamere esterne, perquisizioni in cella e anche a Roma, è venuto fuori il disegno criminoso, perpetrato da dipendenti della cooperativa che con l’attività di pasticceria portano avanti la formazione professionale in carcere. Il penitenziario di Larino attualmente ospita circa 220 persone, più del doppio della capienza per la quale è nato. L’ultima fase dell’attività d’indagine è durata un mese, mentre l’attività si presume sia stata in essere da un anno. Per La Rana, «E’ stata colpita quella fase dove si investe molto perché si vanifica la rieducazione, un doppio danno».

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