Clamore a Termoli per l’evoluzione giudiziaria della vicenda depuratore, che dopo quasi due anni di polemiche roventi e tanto altro ancora, è sfociata nell’indagine con 7 persone coinvolte tra vecchi e nuovi amministratori e dirigenti comunali, Crea e Arpa Molise. Il provvedimento di sequestro cautelare delle condotte di scarico a mare non è certo passato inosservato, così come le accuse di inquinamento marino, getto di cose pericolose e omissione d’atti d’ufficio che a vario titolo sono stati contestati a Sbrocca, Di Brino, Caruso, Belpulsi, Santini, Blasetti e Cerroni. Sui social è stato un tam-tam con cui hanno detto quello che pensano. «Il problema è che noi non abbiamo più fiducia di voi. Dimettetevi tutti», «Città in condizioni pietose», «Io mi meraviglio di chi ha votato questa amministrazione comunale… di chi ha avuto il coraggio di mettergli in mano la nostra città», «Gli inciuci politici», Forse è il momento di fare le valigie e andare! Troppi danni sono stati fatti!», «Finalmente… hanno attentato la nostra salute, sperperato il nostro denaro, sporcato il mio mare», «Sarebbe ora che si faccia qualcosa, poi vi lamentate che a Termoli non viene nessuno». Sono solo alcuni dei commenti che abbiamo raccolto su Facebook, altri hanno toni in linea, diciamo così, con gli sversamenti incriminati. Tornando all’inchiesta della Procura di Larino, condotta dal Noe e dalla Capitaneria di Porto, il d-day è vero è segnato quale 16 dicembre 2015, giorno in cui è stata consegnata la prima informativa di reato, ma le indagini e le segnalazioni risalgono addirittura al settembre 2015, in pratica ancora nella stagione estiva. Una inchiesta con documenti copiosi, tanto è vero che dopo la prima informativa sono arrivate in Procura numerose annotazioni di Polizia giudiziaria, informative congiunte e finali, esiti di sopralluoghi, fascicoli fotografici e verbali di prelevamento dei campioni compiuti dall’Arpa Molise, nonché la relazione del perito Alessandro Iacucci, depositata nel luglio 2016, in piena estate, dove risulta che la città di Termoli è servita da due impianti di depurazione dei reflui urbani, una al porto e l’altra in località Pantano Basso, entrambi gestiti dalla Crea. Il procedimento ha avuto inizio nel settembre 2015, allorquando numerose segnalazioni da parte di residenti hanno evidenziato la presenza di un fenomeno di intorbidimento delle acque, in prossimità della costa e vicino al depuratore, causato dalla rottura della conduttura di rilascio delle acque depurate nel mare Adriatico. Gli approfondimenti evidenziarono la presenza di una forte carica batterica nelle acque depurate, non rispondenti alla normativa vigente. Per il consulente tecnico il depuratore (a ossidazione a biorulli) è vetusto e non ha mai avuto manutenzione e da tempo non poteva svolgere il lavoro di depurazione, anche a causa dell’afflusso di volumi maggiori, per cui mai era stato potenziato. Dei sei biorulli, uno non c’è proprio. Il quadriennio 2012-2016 ha visto affluire sempre volumi eccessivi. Anche il posizionamento del cosiddetto pozzetto fiscale, dove viene prelevato il campione da analizzare, è situato in un posto diverso da quello contemplato dalla normativa. Micidiali i valori rilevati nei campionamenti effettuati dal 12 al 14 settembre 2015, con limiti superiori di 450 volte rispetto a quelli fissati per leggi di Escheriacoli. Il 28 gennaio 2016 i valori hanno raggiunto vette assurde, pari a 2mila volte il consentito nel depuratore e circa 500 volte nello scarico a mare, dove si era superata anche la soglia di azoto. Il Comune di Termoli dovrà ora intervenire entro 4 mesi dalla data del sequestro.

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