Anche i festeggiamenti di quest’anno sono ormai in archivio. La solenne processione di “ritorno” e i fuochi d’artificio in programma per la mezzanotte di ieri hanno infatti decretato la conclusione delle celebrazioni in onore dei santi martiri Nicandro, Marciano e Daria. Una delle cerimonie più sentite in città e non solo è pertanto terminata. Note positive per l’organizzazione curata dal comitato festa presieduto ancora una volta da Ernesto Cardarelli. Il concerto de La storia dei New Trolls alla fine è piaciuto ai più, soprattutto ai meno giovani. Tutti e tre i giorni, comunque, possono essere contrassegnati con un segno positivo. Anche il prologo del concerto per un martirio eseguito, come ormai da svariati anni, per volere del movimento I Venafrani per Venafro su piazza Cimorelli.
Anche la bandarella è stata partecipata come e forse più del solito, almeno degli ultimi anni. Quindi, il pontificale con la novità della lampada accesa dal sindaco in omaggio ai santi martiri, oltre alla consueta consegna di chiavi e ceri al vescovo della diocesi.
Ieri sera, quindi, prima della solenne processione dalla basilica di San Nicandro fino alla chiesa dell’Annunziata, la tradizionale (e più volte messa in discussione) “ammessa”, ovvero l’asta al rialzo nel piazzale del convento per aggiudicarsi il diritto di portare il busto di San Nicandro e le altre reliquie. In una occasione soltanto, di recente, un gruppo di numerosi giovani è riuscito a spuntarla sui “soliti” portatori.
Sia come sia, una volta svolta l’”ammessa” tutti in riga e in religioso silenzio in attesa dell’uscita dei santi martiri dalla basilica per cantare l’Inno e seguire il corteo religioso per le vie della città fino, appunto, all’Annunziata dove i simulacri dei patroni saranno riposti fino all’anno prossimo, in occasione della prossima edizione delle festività.
Come sempre, oltre che i partecipanti migliaia anche i venafrani presenti ai lati della strada ad attendere il passaggio della processione intervallato dall’esecuzione dell’Inno popolare ai santi martiri. In prima fila, poi, le massime autorità civili, religiose e militari.

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