Questa l’accusa: ‘aggiustarono’ il numero degli interventi conteggiati a due delle associazioni di volontariato che parteciparono alla campagna antincendio. Due associazioni che, per questo, secondo la procura di Campobasso beneficiarono di un rimborso maggiore rispetto a quello effettivamente loro dovuto. Il reato contestato è la truffa, sul registro degli indagati sono finiti due dirigenti regionali, che si trovavano ai vertici dell’Arpc (Agenzia regionale di Protezione civile). E anche i due responsabili delle associazioni sotto la lente degli inquirenti.
Le attività di contrasto agli incendi estivi sono gestite in convenzione con le associazioni di volontari che mettono a disposizione della struttura regionale uomini e mezzi e vengono poi rimborsate in base agli interventi effettuati.
All’epoca dei fatti la convenzione fu sottoscritta dall’Agenzia di Protezione civile (agenzia soppressa con la finanziaria regionale due anni dopo che ha riportato il servizio fra quelli di diretta competenza della Regione) con le associazioni e i gruppi comunali e intercomunali. Secondo la procura, due associazioni hanno ricevuto un rimborso ‘gonfiato’. Perché i vertici dell’Agenzia avrebbero indicato un numero di interventi diverso da quello registrato per le due associazioni dalla sala operativa unificata determinando così, in base ai criteri utilizzati per calcolare i rimborsi e nella fase di liquidazione, un ingiusto profitto per i due sodalizi: un rimborso ‘gonfiato’, somme più alte del dovuto che sarebbero quantificabili in oltre 3mila euro per ciascuno dei due. Gli inquirenti, inoltre, avrebbero anche rilevato un rapporto di parentela fra il responsabile di una delle associazioni e uno dei due dirigenti regionali.
Chiusa l’inchiesta portata avanti dagli uomini della Squadra Mobile diretta da Raffaele Iasi, gli indagati ora hanno la possibilità di confutare le tesi del pm offrendo la loro ricostruzione e supportandola con riscontri che spieghino i fatti – avvenuti nel 2013 – diversamente da come la procura li ha fin qui valutati. Solo dopo, il pubblico ministero deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.

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