Lombardia e Veneto chiedono maggiore autonomia. Il 22 ottobre si svolgerà il referendum. Leghista ma non secessionista, ci tengono a precisare i promotori. I governatori Maroni e Zaia puntano a utilizzare, attraverso la consultazione, la possibilità prevista dalla Costituzione di ottenere la gestione di più materie di competenza.
E se al Nord due Regioni puntano a diventare più forti, al Centro una nuova iniziativa punta alla macroregione. Più o meno nuova nella concezione anche questa. La proposta di un ex consigliere regionale del Lazio, eletto in quota Pdl col listino della Polverini, socialista (all’epoca era collaboratore di Fabrizio Cicchitto). Pier Ernesto Irmici punta a mettere insieme «Molise, Abruzzo e Lazio». Nel virgolettato c’è l’ordine, lusinghiero per la XX Regione, con cui lui stesso ha descritto il progetto di unificazione due giorni fa in un’intervista a Radio Radicale. Si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare, per la quale la raccolta di firme (ne servono 50mila) inizierà l’8 settembre nell’ambito della festa del quotidiano ‘L’Opinione delle libertà’ diretto da Arturo Diaconale. La petizione proseguirà anche il 9 e il 10 settembre nello stesso evento e, si immagina, sarà poi portata sul territorio.
Dunque, Irmici immagina una macroregione a statuto speciale, all’interno della quale Roma dovrà avere un ruolo a sé. Perché, ha spiegato a Radio Radicale, è stata «mortificata in tutti questi anni, è la Capitale ma è stata configurata come qualsiasi altra area metropolitana». Dunque, Roma sarebbe Provincia autonoma, sul modello del Trentino Alto Adige. Le Regioni, ha proseguito Irmici, «a nostro avviso sono troppe. La Germania, con un territorio di un terzo più grande di quello dell’Italia, ne ha 16. Bisogna dare risposte forti. Questa proposta di modificazione della Costituzione da un lato propone una macroregione formata da Molise, Abruzzo e Lazio» e dall’altro dà un ruolo autonomo a Roma Capitale. «La macroregione dovrebbe essere a statuto speciale, è ora di finirla con alcune a statuto speciale e altre a statuto ordinario di modo che abbiamo cittadini di serie A e cittadini di serie B», ancora le parole del promotore. Roma Provincia autonoma perché, essendo la Capitale, deve «essere trattata come Berlino, Washington che hanno poteri speciali».
Tanti progetti – dalla Marca Adriatica alla Moldaunia che in questi giorni è tornata d’attualità, passando per il Molisannio e ora per la macroregione speciale con Lazio e Abruzzo – ma il destino del Molise sembra segnato: comunque all’orizzonte tanti politici ne prefigurano l’unione con altri territori.
Boutade estive, progetti che non arriveranno in porto? Intanto se ne parla.
Ma in questo modo, ha chiesto il giornalista di Radio Radicale a Irmici, non si aumenta la confusione? «Finora la confusione – la risposta – è stata creata dallo Stato centrale, i cittadini sono tartassati e imbavagliati, hanno sempre meno spazi democratici. La tendenza è verso una maggiore autonomia per le Regioni, più potere ai cittadini e meno tasse».

Un Commento

  1. Michele Rocco scrive:

    Se macroregione deve essere, questa è una buona soluzione. Mi spaventa un pò Roma. Con l’Abruzzo ci conosciamo già, con il cassinate abbiamo preso confidenza. Bisogna vedere come la pensano i romani e i reatini e i viterbesi.

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