Delle quattro pagine che in sostanza bocciano il piano operativo dei commissari della sanità Angelo Giustini e Ida Grossi, la frase d’impatto è questa: «L’optimum per una regione piccola come la nostra sarebbe dotarsi di un unico ospedale per acuti e di una rete efficiente di comunicazione stradale».
L’Ordine dei Medici di Campobasso ha studiato la bozza, individuato i punti deboli della riorganizzazione proposta e avanzato correttivi al ministro della Salute Speranza e al viceministro Sileri, ai vertici delle commissioni parlamentari Sanità, alla coordinatrice del tavolo tecnica Adduce, al direttore dell’Agenas Bevere, ai commissari e alla dg Salute della Regione Gallo.
Tredici anni di piano di rientro, eppure la riorganizzazione è di fatto appena iniziata – sottolinea l’Ordine presieduto da Carolina De Vincenzo – e fra i motivi i camici bianchi inseriscono il fatto che in passato le funzioni commissariali erano affidate dal presidente, i contenziosi con i privati, la «mancanza di controlli regionali sulle prestazioni a rimborso che ha inciso pesantemente sul deficit di bilancio».
L’Omceo è innanzitutto critico sull’integrazione fra il Cardarelli e la Gemelli Molise Spa, prevista anche nel Po di Giustini e Grossi. La struttura di largo Gemelli, «privata confessionale», è situata in un edificio costruito con fondi pubblici ma di proprietà privata e che comunque è degli anni 2000, più nuovo del Cardarelli ma non costruito «secondo la più recente normativa antisismica». Inoltre, «essendo più piccola del vicino ospedale pubblico, non potrebbe accogliere tutti i reparti indispensabili per garantire al cittadino molisano la cura delle acuzie e di tutte le possibili complicanze senza continui trasferimenti inter ed extra-regionali». Il piano, invece, prevede 23 milioni di investimenti per l’integrazione e 21.5 per riconvertire l’edificio che oggi ospita il Cardarelli in Casa della salute. Le spese per l’edilizia sanitaria in Molise, al contrario, secondo l’Ordine «andrebbero preventivate con progetto esclusivamente pubblico (…) accorpando tutti i reparti ospedalieri indispensabili in un’unica struttura regionale con funzione Hub alla quale si riferiscano gli ospedali Spoke, riconvertendo contemporaneamente le strutture periferiche in centri per le cure intermedie e territoriali». Insomma, l’ottimo sarebbe un unico ospedale per acuti e strade adeguate per raggiungerlo.
Il pubblico, evidenzia l’Omceo, è ancora penalizzato: i 1.000 posti letto sono «pesantemente sbilanciati sul privato che ne conserva ben il 40.6%». Quanto alla loro integrazione nelle reti tempo dipendenti, «se è giusto far rientrare» la cardiochirurgia e la radioterapia del Gemelli, «sembra irrazionale invece includere il Neuromed per la “sola gestione del trauma cranico isolato” e per l’ictus “solo se il trasporto è compatibile con i tempi di trattamento”». L’ictus emorragico verrà trattato «nei grandi ospedali campani, senza reale garanzia di disponibilità h24 di posti letto, pur se verranno stipulati accordi interregionali, con trasporti rocamboleschi attraverso strade disagiate, eseguiti da medici di pronto soccorso e anestesisti pesantemente sotto organico o con costosi viaggi in elicottero». I medici della provincia di Campobasso chiedono, quindi, di riaprire al Cardarelli la Neurochirurgia, anche a corredo della stroke unit finalmente attivata. Serve una deroga al Balduzzi come quella «concessa per le chirurgie vascolari» perché anche i molisani abbiano equità di accesso nella cura dell’infarto miocardico, dell’ictus e del politrauma.
Cosa salva l’Ordine del Po 19-21, il primo redatto da commissari esterni? Che per la prima volta contiene «preziose informazioni su attività ed esiti delle singole strutture, pubbliche e private». Tutto qui. Il resto, a quanto pare, è tutto da rifare.
r.i.

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