Spacciavano nel pieno del lockdown incuranti di leggi e circolari che impedivano ai cittadini “normali” di spostarsi se non per “comprovate esigenze”.
Agivano con quella spocchia tipica di chi è solito delinquere, convinto di essere al di sopra delle norme. E lo facevano nonostante i gravi precedenti di polizia giudiziaria.
La Squadra mobile di Isernia, coordinata dalla Procura del Tribunale pentro, all’alba di ieri ha arrestato quattro persone, tre uomini e una donna, tutti appartenenti al potentissimo clan degli Spada.
Dopo le formalità di rito, tre uomini sono stati ristretti presso il penitenziario di Ponte San Leonardo e una donna è stata associata alla casa circondariale di Chieti.
I quattro, conviventi, sono accusati di aver allestito presso la propria abitazione una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti, hashish e cocaina in particolare.
Gli uomini del dirigente Lorenzo Cariola e del questore Vincenzo Macrì hanno indagato a lungo, realizzando decine di filmati mediante telecamere installate nell’abitazione e nelle immediate vicinanze, tra l’altro probabilmente scoperte dal clan, poiché si è appreso che improvvisamente hanno smesso di funzionare.
La reazione degli Spada non ha tuttavia compromesso l’inchiesta diretta dal magistrato della Sezione specializzata per reati in materia di stupefacenti e coordina dal procuratore Carlo Fucci.
Gli agenti della questura, nel corso di particolari servizi di pedinamento e visionando le immagini delle videocamere, sono riusciti a documentare numerosi episodi di spaccio (dal 13 febbraio al 21 marzo 2021 – durante il secondo lockdown) e ad identificare diversi clienti dei pusher. Ascoltati, tutti hanno confermato di rifornirsi abitualmente dal clan e, addirittura, di aver continuato fino a qualche giorno fa ad acquistare droga presso l’abitazione perquisita ieri mattina.
È evidente – e lo dimostra la distruzione delle telecamere – che aver scoperto una potenziale indagine nei loro confronti non ha affatto intimorito i quattro che, come nulla fosse, hanno continuato a delinquere, convinti, probabilmente, di restare impuniti.
D’altronde, le note vicende dei clan Spada e Casamonica sono ricche di episodi criminali “arricchiti” da atteggiamenti di prepotenza, saccenteria, violenza inaudita.
Il blitz è scattato nelle prime ore di ieri. I poliziotti hanno eseguito le quattro ordinanze richieste dalla Procura ed emesse dal Gip e hanno perquisito l’abitazione dei conviventi finiti in manette.
Secondo quanto reso noto dalla Procura, le indagini hanno consentito di acquisire, tra febbraio e marzo dello scorso anno, decine di episodi di spaccio raccolti in circa 80 video, tutti ritenuti «significativi».
Per qualificare il grado di pericolosità degli Spada, l’ufficio del procuratore Fucci ha reso noto che «il penultimo arresto per reati in materia di stupefacenti del capofamiglia risale al 6 marzo 2015, quando furono svolte indagini a seguito delle quali il predetto fu destinatario di un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, che portò all’arresto di 12 persone, inoltre furono denunciate in stato di libertà altre 36 persone con l’effettuazione di sequestri di consistenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana unitamente anche a somme di denaro contante ritenuto provento dell’attività di spaccio;
nel 2018 – si legge ancora nella nota della Procura di Isernia – due di quegli indagati, insieme alla famiglia, si trasferirono da Venafro a Isernia, ivi riprendendo l’attività di spaccio: anche in tal caso le indagini prontamente avviate permisero di registrare nel solo periodo 3 maggio – 27 giungo 2018, 116 contatti degli indagati con soggetti identificati e noti consumatori di sostanze stupefacenti, dei quali ben 93 vennero riscontrati come cessioni di stupefacenti di tipo prevalentemente cocaina;
in relazione a tali fatti, l’11 dicembre 2018, vennero tratti in arresto tre dei medesimi soggetti coinvolti nelle operazioni odierne (ieri, ndr), e all’esito del giudizio abbreviato vennero condannati a pene oscillanti tra 6 anni e 8 mesi e 2 anni e 4 mesi di reclusione, pene poi ridotte in appello.
Nonostante il tempo trascorso in custodia cautelare e le condanne subite, gli odierni (ieri, ndr) arrestati, alla luce delle indagini, sono nuovamente accusati dell’attività illecita in parola posta in essere con dinamiche di cessione pressoché identiche a quelle già rilevate in Isernia nell’anno 2018: i correi, difatti, salvo sporadici casi, non uscivano mai dall’abitazione, cedendo la sostanza all’interno di questa o tramite appositi varchi creati nella porta di ingresso.
Sulla base delle risultanze delle indagini si ritiene che all’uscita dal carcere, in data 11 maggio 2021, del capofamiglia, anche questi riprendesse a collaborare al business dello spaccio».
«La piaga sociale dello spaccio delle sostanze stupefacenti – le parole del procuratore Carlo Fucci –, che gravi danni cagiona alla salute dei tossicodipendenti e garantisce lauti guadagni illeciti, continua ad essere contrastata senza interruzioni nella provincia di Isernia dall’attività di questa Procura della Repubblica, dai provvedimenti del Tribunale e dall’impegno costante delle Forze dell’ordine, grazie anche alla collaborazione delle persone in grado di fornire un contributo probatorio per l’accertamento giudiziario della verità.
Il procedimento – precisa il procuratore – si trova nella fase delle indagini preliminari e gli indagati potranno rappresentare e far valere le proprie difese secondo le norme del Codice di procedura penale».

ppm

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