La pandemia da Covid non è più un’emergenza internazionale. La decisione del Comitato tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità, assunta in termini di raccomandazione, è stata accettata e ratificata ieri dal direttore generale Tedros Ghrebreyesus.
L’inizio della pandemia risale al 30 gennaio 2020. Allora, fuori dalla Cina «c’erano circa 100 casi di Covid19 e non vi erano morti dichiarati. In tre anni da qual momento – ha aggiunto il dg dell’Oms – il mondo si è capovolto». A fronte dei 7 milioni di decessi registrati nel bilancio ufficiale, ma «noi sappiamo che la stima è di molte volte maggiore, pari almeno a 20 milioni di morti», ancora Ghrebreyesus.
In Molise le vittime conteggiate dall’azienda sanitaria sono 729 (fonte bollettino del 5 maggio 2023). Un uomo di 88 anni di Isernia è l’ultimo in ordine di tempo, la sua morte nel reparto di malattie infettive è stata comunicata proprio ieri dall’Asrem.
Accanto al numero dei decessi, impossibile non ricordare la sofferenza di chi si è salvato, l’abnegazione assoluta di medici, infermieri e operatori sanitari dei reparti di frontiera – le malattie infettive e la terapia intensiva del Cardarelli – ma anche di tutte le altre unità degli ospedali molisani. E ancora il lockdown, le restrizioni alla vita sociale e alla mobilità. Poi, la speranza di uscirne con l’avvio della campagna vaccinale.
«I numeri delle infezioni da Covid in tutto il mondo stanno scendendo e quindi si riduce sostanzialmente questa malattia da essere pandemica a una malattia endemica, cioè presente sempre sul territorio. L’Oms ha deciso di “declassare” sotto questo aspetto numerico, questa malattia. Però la malattia continua ad essere una delle patologie temibili perché ancora oggi provoca morti nel nostro Paese». Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli.
«Ovviamente – ha chiarito – il messaggio non è quello di pensare che la malattia è scomparsa, ma di pensare che il ritorno alla vita normale qualche volta ci fa incontrare anche questa malattia» che «produce i suoi effetti soprattutto per i fragili, che devono ricordarsi di tutelarsi sempre e comunque: e qui l’uso delle mascherine diventa in qualche maniera ancora oggi importante. Molto bene il ministro Schillaci – ha poi concluso il presidente della Fnomceo – che ha demandato ai sanitari, in maniera particolare alle direzioni sanitarie e poi ai singoli professionisti, la decisione sull’uso delle mascherine. Una decisione che naturalmente non può che essere quella di proteggere i fragili, soprattutto i pazienti immunodepressi, gli anziani».

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