Il settore vitivinicolo, uno dei traini della produzione agricola nazionale, deve essere ‘sburocratizzato’, ferma restando la necessità di tenere controllata la produzione in virtù delle direttive europee.

A sostenerlo – in una nota – la Coldiretti Molise che ricorda come “il settore sia ‘strozzato’ da una macchina burocratica, che incide in media per il 20% del tempo lavoro dell’impresa vitivinicola”.

Di qui, nel decreto ‘Campolibero’ la decisione di “avviare un processo di semplificazione amministrativa, sulla cui fase attuativa si sta lavorando, al fine di approvare nuovi meccanismi tra cui: un sistema informatico unico con semplificazione degli adempimenti; la revisione del sistema di certificazione dei vini; un’unica struttura di controllo per azienda; la revisione del sistema di vigilanza sul mercato, oltre che la revisione del sistema sanzionatorio e le norme di tutela del Made in Italy. Intanto, il sistema  di gestione dei vigneti imperniato sui ‘diritti di impianto o reimpianto’ dei vigneti cesserà ufficialmente di esistere il 31 dicembre. Si passerà quindi dai ‘diritti di impianto’, commercializzabili, quindi con possibilità di venderli slegandoli dalla terra, a quelli delle ‘autorizzazioni’ gratuite, concesse nominalmente, che quindi non possono essere cedute, neppure a titolo gratuito”.

“Ora – spiega ancora la Coldiretti – un decreto del Ministero delle Politiche Agricole sancisce che la conversione dei diritti di impianto dei vigneti può essere richiesta dal titolare entro il 31 dicembre 2020 e dà via libera alla trasferibilità dei diritti di impianto tra Regioni, con l’abrogazione della possibilità di limitare l’esercizio del diritto di reimpianto ad ambiti territoriali omogenei e limitati, al fine di tutelare le viticolture di qualità e salvaguardare gli ambienti orograficamente difficili. Un intervento inteso a mitigare il rischio che dei 47mila ettari di diritti ancora in portafoglio, pari al pari al 7% della superficie vitata nazionale, una parte restasse inutilizzata”.

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