Black-list delle prefetture da cancellare, arriva la rassicurazione dei ministri Alfano e Madia: non è ancora definitiva. Dopo le proteste arrivate da tutta Italia, la riforma del ministero dell’Interno inizia a traballare. E non si esclude che potrebbe essere ‘rivista’.

Diversi onorevoli e senatori eletti in aree con enti a rischio chiusura si sono infatti riuniti un ‘cartello’ per fare lobbying sul governo e scongiurare la scure. Un movimento che attraversa gli schieramenti, da destra a sinistra, col Pd in prima linea.
Oggi l’incontro del gruppo con i due ministri. Al termine del vertice, esulta Giorgio Zanin (Pd), che ha guidato la delegazione: “Alfano e Madia ci hanno detto che non è stata formalizzata alcuna lista delle prefetture che dovrebbero eventualmente chiudere. I due esponenti del Governo hanno dimostrato grande attenzione alle nostre esigenze e a quelle dei territori, dimostrando di voler proseguire l’interlocuzione avviata per trovare una soluzione comune ai vari problemi”.
E la soluzione su cui si è discusso stamattina è quella di recuperare altrove le risorse che si sarebbero risparmiate accorpando le 23 prefetture: dai costi degli affitti delle sedi ad economie da fare a livello centrale. I dati circolati nell’incontro di oggi indicano in 6 milioni di euro i risparmi ottenibili dall’accorpamento degli enti. In precedenza, tuttavia, quando a dirigere la spending review era Carlo Cottarelli, si era parlato di un risparmio di un milione di euro per ogni prefettura tagliata. Ora ci sarà da convincere il premier Matteo Renzi sull’opportunità di riporre in un cassetto la tagliola.

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