Inizia il tempo del grande perdono. È il giubileo della Misericordia. E’ il momento per riscoprire la presenza di Dio e la sua tenerezza di padre. L’impegno di accogliere e testimoniare un amore che va oltre la giustizia, un amore che non conosce confini”. Con queste parole Papa Francesco ha aperto la porta santa della basilica di San Giovanni in Laterano e simbolicamente anche quelle di tutte le diocesi del mondo. E’ il cosiddetto ‘Giubileo delle periferie’, così nuovo e rivoluzionario nella storia della Chiesa. Un “tempo straordinario di grazia” e di “ritorno all’essenziale”, come venne definito nella bolla di indizione ‘Misericordiae vultus’.

Campobasso è una di queste periferie, quella che Bergoglio visitò il 5 luglio dello scorso anno seminando il germe di quello che  sarebbe avvenuto dopo pochi mesi: “La misericordia – disse – è profezia di un mondo nuovo”. “La misericordia è il vero dono di Dio”, le parole pronunciate dall’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Maria Bregantini ieri sera, dall’altare della Cattedrale. Pochi minuti prima l’apertura della porta santa.

Centinaia di fedeli (molti arrivati in pullman dai paesi vicini) hanno sfidato il freddo per partecipare al rito: stracolma la chiesa della Santissima Trinità, affollata pure piazza Prefettura. Tra la gente comune anche i rappresentanti delle istituzioni: dal governatore Paolo di Laura Frattura al vice presidente del Consiglio regionale Nicola Cavaliere fino al sindaco della città capoluogo Antonio Battista.

Prima della cerimonia il corteo partito dalla chiesa di Santa Maria della Croce, nel centro storico di Campobasso, con il raduno dei chierici ministranti, alcuni laici e religiose. Con loro anche una rappresentanza di ospiti e immigrati della ‘Casa degli Angeli-Papa Francesco’, dormitorio e mensa Caritas, giunti da vari continenti. In testa la croce quattrocentesca della chiesa di Santo Stefano, simbolo del giubileo del capoluogo assieme al dipinto in cui viene ritratta la pace tra Crociati e Trinitari.

Tre tocchi prima di spalancare la porta della Cattedrale. L’arcivescovo, indossando in maniera inedita paramenti rosa, si è inginocchiato sulla soglia, in silenzio, per alcuni minuti tra la commozione dei fedeli e la luce dei flash delle macchine fotografiche e delle telecamere.

Poi l’avvio della celebrazione vera e propria. La prima preghiera è affidata ad alcuni ragazzi rom. I motivi dell’accoglienza e dell’integrazione arricchiscono l’esperienza della misericordia, “profezia di un mondo nuovo per il Papa”. Così come il perdono: “Si dimentica perché si perdona. Il mio cuore riconcilia la mia casa, la mia parrocchia e la mia città. Dal cuore riconciliato la città diventa cuore di pace”, le parole del vescovo durante l’omelia. “Vorrei porte sempre aperte – ha concluso – come avviene con la ‘Casa degli angeli’, aperte le porte delle scuole perché cresca il dialogo. Porte sempre aperte per compiere meraviglie sempre più grandi: giubiliamo, perdoniamo e amiamo”.

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