Le carceri molisane sotto la lente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Dopo la visita della delegazione ( effettuata dal 23 al 27 luglio 2018) è stato realizzato un report su tutte le criticità riscontrate negli istituti penitenziari di Campobasso, Isernia e Larino. La delegazione era composta da Mauro Palma e Daniela de Robert, rispettivamente presidente e componente del Collegio del Garante, e da Fabrizio Leonardi, Gilda Losito (per i primi due giorni), Antonio Martucci e Claudia Sisti, dell’Ufficio del Garante. La delegazione si è avvalsa della consulenza di Daniele Piccione, in qualità di esperto.
«Le tre case circondariali – si legge nella relazione – sono molto diverse tra loro, ma sono accomunate da alcune criticità di ordine generale. Il commissariamento della Sanità regionale, che si protrae da diversi anni, comporta una inevitabile ricaduta anche sul sistema sanitario negli Istituti di pena, con tagli sulle risorse umane e materiali. In particolare, è emersa una scarsa presenza dei medici specialisti negli Istituti, con lunghi tempi di attesa per le analisi e le visite e un numero elevato di visite non programmate in ospedale con accompagnamento da parte della scorta. Tutto ciò crea un corto circuito tra esigenze di tutela della salute e esigenze di sicurezza che richiedono una soluzione condivisa.
A esclusione dell’Istituto di Isernia, le Case circondariale di Campobasso e Larino al momento della visita erano caratterizzate da un tasso di sovraffollamento superiore alla media nazionale: 156,38% nell’Istituto di Campobasso, con 147 detenuti in 106 posti disponibili, e 189,38% in quello di Larino con 214 persone ristrette in 113 posti disponibili. Tale situazione si è andata aggravando nel tempo, tanto che un anno dopo l’Istituto di Campobasso ha raggiunto il 198,81% (167 persone detenute in 84 posti disponibili) e quello di Larino il 199,11% (con 214 persone ristrette in 113 posti disponibili). Diversa la situazione dell’Istituto di Isernia dove si è passati da una presenza quasi regolamentare del luglio 2018 (53 persone su 50 posti) a una presenza pari al 68% con 34 persone detenute in 50 posti.
Tale distribuzione disomogenea si verifica anche all’interno degli stessi Istituti dove alcune sezioni erano particolarmente affollate (nella Casa circondariale di Campobasso: 300% nell’accoglienza, salita a 433% un anno dopo, 230% nella sezione circondariale ordinaria, 190% nella circondariale a custodia aperta; nella Casa circondariale di Larino: 256% nella reclusione a custodia aperta, 253% nella reclusione ordinaria, 250% nella circondariale ordinaria).
Come è noto il sovraffollamento di alcune sezioni nella Casa circondariale di Campobasso è stato anche uno dei motivi che ha determinato una grave agitazione e dimostrazione da parte delle persone ristrette che si è verificata nella serata e in alcune ore della notte del giorno 22 maggio 2019. Nel corso dell’agitazione alcuni detenuti hanno dato fuoco a suppellettili e si è sviluppato un incendio, che ha coinvolto l’attenzione e la preoccupazione anche della cittadinanza e che è stato domato con l’intervento dei Vigili del fuoco. La protesta è stata contenuta ed è rientrata senza conseguenze grazie alla professionalità del personale di Polizia penitenziaria. Il Garante nazionale si è recato in visita all’Istituto nella mattina successiva e ha avuto modo di ringraziare gli operatori per questo loro intervento e per essere riusciti a far terminare l’agitazione senza conseguenze.
Gli Istituti visitati presentano carenze strutturali legate alla vetustà delle strutture. Colpisce in particolare la Casa circondariale di Campobasso, uno dei primi carceri di tipo “panottico”, di fine ‘800: una struttura esagonale su tre piani, con cinque bracci a raggiera intorno a una torre cilindrica e la cui organizzazione degli spazi risente fortemente dei limiti strutturali, nonostante gli sforzi della Direzione di migliorare gli ambienti.
Positiva, per esempio, è la realizzazione di campi sportivi sintetici nei cortili del passeggio, che restano tuttavia molto critici, privi come sono di un riparo dal sole o dalla pioggia e di panche. Molto ‘essenziali’ sono anche i cortili della Casa circondariale di Isernia, privi di qualsiasi struttura per le attività sportive, in un Istituto in cui il campo da calcio è inagibile in quanto non a norma. Al contrario, l’Istituto di Larino è dotato di tre campi sportivi.
Le stanze di pernottamento presentano tutte diverse criticità: nell’Istituto di Campobasso nella prima sezione a regime chiuso le stanze da quattro posti sono molto piccole, l’ambiente in generale appare degradato (le docce comuni hanno pesanti tracce di muffa e – secondo quanto riferito al Garante e non smentito dal personale – una finestra era rotta da mesi). A Isernia ci sono stanze anche a cinque o sei posti.
Molto positiva la presenza di una pluralità di locali comuni nell’Istituto di Larino: dal laboratorio per l’Istituto alberghiero, alla sala bar, al teatro, ai campi sportivi, alle serre, agli ampi locali scolastici.
Da rilevare invece nell’Istituto di Isernia la presenza di un intero reparto chiuso da oltre 15 anni (prima sezione lato destro).
Particolarmente grave a Larino la mancanza di qualsiasi collegamento dell’Istituto con mezzi pubblici.
Qualità della vita detentiva: nell’Istituto di Larino sono presenti molte attività: la scuola, con corsi che vanno dall’alfabetizzazione fino al diploma di perito agrario o di tecnico dei servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera; gli incontri di etica e filosofia che vanno avanti da cinque anni, le iniziative teatrali anche se non sistematiche; il polo universitario; i progetti di formazione di pizzeria e di informatica; l’attività del caseificio; le lavorazioni agricole; il laboratorio di pasticceria; le attività sportive; le cene sociali.
Dell’istituto di Isernia ha colpito invece la carenza di attività di ogni tipo.
Nell’Istituto di Campobasso, la qualità della vita detentiva è apparsa, nei giorni della visita, molto diversa nei reparti a custodia aperta (tre) e in quelli ordinari (due). Per i primi, il Padiglione per le attività trattamentali, aperto dalle ore 8.30 alle ore 20.30, rappresenta uno spazio importante. Restano tuttavia molte le criticità dovute alla carenza di risorse. Secondo quanto è stato riferito al Garante diverse iniziative – dal torneo di calcio, al teatro, a quelle di tipo hobbistico – sono andate avanti solo grazie all’autofinanziamento. Nell’Istituto, inoltre, c’è una carenza di attività lavorative, problema che ricade in particolare sui detenuti con pene molto lunghe.
A parte va segnalata una criticità riscontrata nella Casa circondariale di Campobasso. Nel corso della visita, infatti, è emersa la prassi di sottoporre i detenuti a perquisizione con denudamento, e talvolta anche con flessioni, al termine del colloquio con i familiari. Molti e diversi detenuti hanno dichiarato alla delegazione del Garante che la perquisizione con denudamento è sistematica, mentre gli operatori hanno sostenuto che viene effettuata a campione.
Il Garante nazionale ribadisce che le perquisizioni personali con denudamento, peraltro attuate con flessioni, non possono costituire pratica routinaria e metodo preventivo di controllo neppure attuate con modalità a campione.
In tutti e tre gli Istituti visitati è emersa la carenza di un supporto sanitario adeguato da parte dell’Azienda Sanitaria regionale del Molise che ha eliminato la fornitura dei farmaci di fascia “c” equiparando la ragione sociale dei detenuti agli altri cittadini residenti in regione.
Uno dei nodi problematici è l’assenza di un’assistenza psichiatrica continuativa a fronte di una popolazione detenuta in cui le persone con disagio psichico sembrano andare crescendo. In tutti e tre gli Istituti, infatti, lo specialista in psichiatria è presente in maniera molto limitata: a Campobasso lo psichiatra va in Istituto due volte alla settimana, a Larino e Isernia due volte al mese».

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