Rinviata a giudizio l’onorevole di Italia Viva Giusy Occhionero per falsità ideologica, accusa mossa in relazione alla dichiarazione da lei rilasciata sul rapporto di collaborazione con Antonello Nicosia. La decisione del giudice per l’udienza preliminare di Palermo nell’ambito dell’inchiesta scaturita dopo il fermo per mafia dell’attivista radicale diventato suo collaboratore dopo un colloquio telefonico: secondo l’accusa, l’onorevole Occhionero avrebbe consentito al suo collaboratore di entrare con lei nelle carceri senza autorizzazione e di avere incontri con i boss. Solo in un secondo momento, dopo tre ispezioni in istituti di pena siciliani, i due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione. Nicosia, coimputato della deputata Occhionero, è accusato di falso aggravato e associazione mafiosa ed ha scelto il rito abbreviato. I legali dell’onorevole molisana, Giovanni Di Benedetto e Giovanni Bruno, «nel precisare con fermezza che la nostra assistita, onorevole Giuseppina Occhionero, è del tutto estranea ad addebiti afferenti a contesti mafiosi, prendiamo atto con amarezza del suo rinvio a giudizio dinanzi il Tribunale di Palermo. Siamo fermamente convinti che il Gup aveva oggi tutti gli elementi, di fatto e di diritto, per emettere una sentenza di non luogo a procedere. Illustreremo le nostre ragioni dinanzi il Giudice Monocratico che, siamo certi, darà atto della assoluta liceità della condotta posta in essere dalla nostra assistita». La deputata ha spiegato, nel corso delle indagini, di aver conosciuto Nicosia tramite i Radicali Italiani che, non avendo un proprio un deputato alla Camera, le avevano suggerito di assumerlo per avere la possibilità di fare ispezioni nelle carceri. Prerogativa legittima che, però, il collaboratore dell’onorevole molisana avrebbe usato avere contatti coi capimafia e portare all’esterno informazioni.

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