Sette terroristi italiani sono stati arrestati ieri a Parigi, su richiesta italiana per l’estradizione, mentre altri tre sono in fuga e ancora ricercati.
Le persone fermate sono Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti ex brigatisti; Giorgio Pietrostefani di “Lotta Continua” e Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale.
I ricercati invece rispondono ai nomi di Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.
I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni ’70 e ’80.
“Ombre rosse” il nome dell’operazione condotta dall’antiterrorismo della polizia nazionale francese in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale della Criminalpol e con l’Antiterrorismo della Polizia italiana, con il supporto dell’esperto per la sicurezza della polizia italiana nella capitale francese.
Tra i brigatisti arrestati anche il molisano Enzo Calvitti, nato a Mafalda il 17 febbraio del 1955.
Condannato per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo e ricettazione di armi, dovrà scontare una condanna di 18 anni, sette mesi e 25 giorni di reclusione, oltre alla misura di sicurezza della libertà vigilata per una durata di quattro anni.
La sentenza a suo carico fu emessa, dalla Corte d’appello di Roma, il 6 marzo 1992 e divenne esecutiva nel settembre dello stesso anno. Il mandato di cattura europeo nei suoi confronti sarebbe scaduto il prossimo 21 dicembre.
Personaggio di spicco della colonna romana delle Brigate Rosse dal 1998, Calvitti è stato condannato a 21 anni per il tentato omicidio di un funzionario di Polizia. Insieme alla compagna Anna Mutini ha fondato nel nord Italia “Seconda posizione”, il movimento nato dopo l’omicidio Moro in seguito alla frattura all’interno delle Brigate Rosse.
Gli italiani fermati in Francia compariranno entro 48 ore di fronte alla procura generale della Corte d’appello di Parigi, prima che un giudice stabilisca le misure cautelari (la conferma dell’arresto o il rilascio condizionale), che rimarranno in vigore fino a che non sarà completato l’esame della richiesta di estradizione.

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