Una docente di filosofia di Agnone finisce sulla stampa nazionale. Sara Bartolomeo, che prima di fare la professoressa è stata giornalista pubblicista e collaboratrice di alcune testate molisane, come ad esempio “Il Nuovo Molise”, è stata attenzionata addirittura dal “Corriere della Sera” per un suo post pubblicato sui social che è diventato virale in poche ore. La giovane agnonese, che insegna storia e filosofia presso il liceo “Guglielmotti” di Civitavecchia, nei giorni scorsi ha chiesto scusa ai suoi alunni, a nome dell’intero corpo docente, per averli «trattati come numeri» con la didattica a distanza, per essersi trasformata «in una burocrate». Un post di scuse che ha fatto registrare oltre centomila like e migliaia di condivisioni, diventato virale appunto. E vista la risonanza sui social, si è scomodato addirittura il Corriere, che nei giorni successivi ha pubblicato un articolo, a firma di Jacopo Storni.
«Non è facile avere il coraggio di ammettere i propri errori, mettersi a nudo di fronte agli altri, soprattutto se sei una professoressa e gli altri, in questo caso, sono i tuoi studenti – scrive il Corriere -. Ma Sara Bartolomeo, docente di storia e filosofia presso il liceo Guglielmotti di Civitavecchia, ha avuto il coraggio di farlo. A raccontare l’accaduto è lei stessa in un post su Facebook, che in pochi minuti è diventato super condiviso fino a raggiungere circa 100mila «like».
«Credo di aver vissuto oggi – ha scritto pochi giorni fa – uno dei momenti più intensi della mia carriera da docente. Tutto è iniziato questa mattina, quando dopo un’ora di spiegazione in Dad, una delle mie alunne (per dovere di cronaca specifico che è una dall’8 facile, sempre attenta e presente a distanza e a scuola) mi ha detto: “Prof io non ho voglia più di ascoltarla, voglio che sia lei ad ascoltare me. Sono stanca, sto male, voglio una vita normale. Non mi importa dei tira e molla che fa la politica, il problema non è solo la didattica a distanza o in presenza, il problema è che nessuno ci chiede noi come stiamo, tanto noi non abbiamo problemi e facciamo solo capricci…». A quel punto, la docente si è trovata letteralmente spiazzata, anche perché a quella ragazza, come dice lei nel post, «si è accodata tutta la classe…». E allora la prof cambia atteggiamento: «Li ho ascoltati… E mi sono sentita in colpa perché in questi mesi ho pensato solo a portare avanti il programma e ad avere valutazioni… Ho chiuso il canale dell’empatia, tutta concentrata sulla ‘bella figura’ da fare con il ministero perché non si dica che in Dad si perde tempo! Ho smesso di essere insegnante e sono diventata una burocrate!». E infine le scuse: «Non mi sono accorta (non ho voluto farlo) che i miei alunni si stanno spegnendo, che si sentono impauriti dal futuro e che vorrebbero solo più ascolto dagli adulti. Ho pianto con loro, ho pianto per loro. Cari alunni vi chiedo scusa per avervi trattato come pratiche da smaltire, vi chiedo scusa se non ho ascoltato i vostri silenzi carichi di angoscia, vi chiedo scusa se non ho capito che dietro a quel compito non consegnato c’era l’apatia delle vostre giornate senza più colori. Cari ragazzi, non dobbiamo farvi spegnere, in fondo siete voi il nostro futuro…». La professoressa Bartolomeo è ancora scossa per l’accaduto ma rifarebbe tutto quello che ha fatto perché, dice nell’intervista a Corriere.it, «è importante che il mondo degli adulti impari a fare mea culpa e ad ascoltare il mondo dei giovani, altrimenti rischiamo di creare una generazione che rischia di non crescere, soprattutto in tempi di didattica a distanza dove i ragazzi vengono privati di momenti conviviali importanti». Lei ha ammesso i propri errori, ma forse, lascia intendere Bartolomeo, sarebbe importante che anche altri docenti facessero come lei, perché «troppo spesso, soprattutto in questo periodo di Dad, si tende a guardare gli studenti come bollini o come numeri, anziché come persone».

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