«Una barzelletta tutta italiana: a marzo le vendite all’asta di tutti i miei beni, nei giorni successivi la sentenza che darà attuazione al decreto ingiuntivo opposto dalla Regione. Ma che me ne faccio se mi ritrovo in mezzo ad una strada?». A parlare è Antonio Cappussi, classe 1922, noto per essere rimasto incatenato per un anno davanti alla sede del Consiglio e della giunta regionale, perché da anni attende il pagamento di 80 chilometri di strade realizzate per conto della Regione Molise.
L’anziano 95enne torna a far parlare di sé, dopo le incursioni de Le Iene e le interviste pubblicate su Repubblica e su Cronaca Vera, e al quale Canale 5 ha dedicato ben due servizi.
«Leggo sulla stampa in questi giorni che la passerella elettorale del presidente del Molise, Paolo di Laura Frattura, e del vicepresidente, Vittorino Facciolla, passa per una strada – tuona Cappussi – che giustamente restituisce alla collettività di Civitacampomarano il collegamento con la Fondovalle del Biferno. Sette chilometri per 2 milioni di euro! Nastro tricolore, tutti patrioti, l’abito buono, le parole di rito: due pesi e due misure, però, se su un altro versante Frattura e compagni resistono ad oltranza per non pagare ben 80 chilometri di strade, che con un accordo stragiudiziale di giunta si sono impegnati a pagare solo 8 milioni su un valore di oltre 30! E tra questi 80 chilometri, che collegano paesi, aziende, fondi agricoli, comunità, c’è una strada, tanto per fare un esempio, che presenta analogie incredibili con quella appena inaugurata: gli abitanti di Macchia Valfortore, infatti, per raggiungere la Bifernina, la percorrono ogni giorno, risparmiando, ogni giorno, dieci chilometri all’andata e dieci al ritorno».
Cappussi si lamenta che per lui non ci sono medaglie, né nastri tricolori per tutte le strade che ha realizzato a beneficio della collettività molisana. «Il destino delle persone è appeso ad un filo in Molise, anche per chi, come il sottoscritto – prosegue l’arzillo 95enne – sfoglia un calendario dei giorni che sta volgendo al termine. Venti anni che combatto, e finalmente, dopo due decreti ingiuntivi per 8 milioni di euro contro la Regione Molise, è arrivato il momento della parola fine. La sentenza definitiva dovrebbe esserci in marzo, dopo i 60 giorni canonici per le osservazioni, che sono scaduti. Ma a marzo c’è un altro appuntamento tragico per me. Nello stesso mese è fissata la vendita senza incanto di tutto il patrimonio immobiliare mio e dei miei tre figli e sette nipoti, frutto del sudore di una vita intera senza concessioni, senza sconti, senza vacanze. Pochi giorni dopo, forse anche il giorno dopo, magari, la sentenza che dovrà fare giustizia. Ma noi potremmo finire tutti in mezzo ad una strada. Paolo di Laura Frattura si era detto pronto a fermare questa tragedia vergognosa, l’aveva affermato al tavolo tecnico con tutti i sindaci dei Comuni in cui ricadono le mie strade, l’aveva affermato davanti al prefetto. E adesso? Per non parlare del fatto che, in occasione dei lavori sulla statale 17, l’Anas e lo stesso prefetto fecero un’ordinanza per imporre il passaggio dei veicoli in transito sulle mie strade, quelle che tutti fanno finta di non conoscere e che miracolosamente si asfaltano ad ogni campagna elettorale! Presidente Frattura – prosegue l’anziano imprenditore -, l’avvocatura di Stato le aveva consigliato un passaggio politico: pagare le strade che costituiscono un indebito arricchimento per la Regione, per rendere giustizia ad un povero vecchio che combatte da anni e per evitare ulteriori esborsi per l’ente regione in caso di soccombenza. Le strade ci sono, ci passate sopra, ci fate la campagna elettorale, perché non volete pagarle? Fermate le vendite in attesa della sentenza – è l’appello del Cappussi -. Io ho sempre pagato i miei debiti, ma la Regione Molise ha speculato su quelle strade. I soldi finalizzati alle strade interpoderali, a “quelle” strade interpoderali, arrivarono dalla Comunità europea, ma tali fondi finalizzati furono impunemente distolti e spostati su Venafro, per tacitare l’innominato. Ci hanno fatto tante campagne elettorali, sopra le mie strade, e ogni volta le bitumano e le mettono a posto per avere i voti della gente. Però si rifiutano di pagarle. In tutti questi anni nessuno si è permesso di rispondere all’asta: mi conoscono tutti per l’onestà e la serietà. Ma la crisi si fa sentire, il ribasso eccessivo profuma e attira gli avvoltoi; magari qualcuno che molisano non è, e non conosce quella “crianza” che onora la seconda regione più piccola d’Italia».
Cappussi ricorda che ha fatto la guerra, è stato deportato, è stato ferito, un proiettile gli è entrato ed uscito dal ginocchio perché evidentemente non era quello il tempo di morire. Aveva 20 anni e oggi, a 95 anni, continua a lottare contro il tempo per vedere riconosciuto il suo diritto a morire serenamente. Quindi ha aggiunto: «Non me ne andrò finché non mi saranno pagati gli 80 chilometri di strade che intersecano la provincia di Campobasso. Hanno ripristinato, non costruito ex novo, 7 chilometri per 2 milioni: un affronto alla mia dignità. E allora sappiate che mi darò fuoco se dovessero svendere all’asta i sacrifici di una vita. La mia intelligenza non mi consente di accettare la schizofrenia di un apparato burocratico che è un leviatano, un mostro con nomi e cognomi che ha decretato la fine di un poveretto che ha “regalato” 80 chilometri alla Regione mentre voi brindate nel dare 2 milioni ad un collegamento di 7 chilometri! Neanche il boia di Mariantonietta ai tempi della Rivoluzione francese avrebbe saputo fare di meglio!».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.