Nel pomeriggio del 9 marzo, i Carabinieri della Stazione di Mirabello Sannitico hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare – disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo su richiesta della Procura di Campobasso – applicativa della misura del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa e dai suoi prossimi congiunti, unitamente alla misura del divieto di dimora nel comune di residenza della stessa persona offesa, nei confronti di un uomo, residente a Mirabello Sannitico.
«Se ne devono andare, ammazzo prima lui e poi lei … », «… li aspetto e li tiro una spranga di ferro in testa…vado in galera, ma questa soddisfazione me la devo togliere … »: erano queste le frasi con le quali la donna era oramai costretta a convivere da diverso tempo, poiché l’indagato – suo ex suocero – non aveva mai accettato l’assegnazione della casa coniugale alla stessa, disposta dapprima con la sentenza di separazione e, successivamente, con il provvedimento di divorzio. Negli ultimi tempi la sua ostilità si era tradotta in minacce espresse, facendo vivere la donna, occupante l’appartamento posto al piano superiore dello stabile nel quale l’indagato viveva con la propria famiglia, in un clima di costante preoccupazione derivante dal timore che quelle minacce potessero concretizzarsi in azioni.
Esasperata dalla situazione, dunque, la donna ha deciso di allontanarsi dall’abitazione per tutelare la propria integrità e quella delle figlie, ma si è comunque determinata a presentare denuncia presso le forze dell’ordine. La successiva attività di indagine ha consentito di acquisire chat, messaggi vocali e diverse testimonianze attraverso cui sono stati descritti i contenuti e le forme delle minacce, le quali – peraltro – raggiungevano la donna non solo quando la stessa incontrava l’uomo accidentalmente negli spazi comuni dell’abitazione, ma anche quando si trovava in casa, da sola o con le proprie figlie, giacché la scala in legno che separava i due appartamenti non era sufficiente a contenere le urla dell’uomo provenienti dal piano inferiore.
All’uomo è stato contestato il reato di estorsione aggravata, ma lo specifico contesto nel quale è maturata questa vicenda dimostra, ancora una volta, come le aggressioni e le intimidazioni all’interno delle comunità familiari costituiscano un fenomeno in forte espansione, nei confronti del quale la Magistratura e le forze dell’ordine intraprendono tutte le possibili iniziative al fine di prevenirlo e contrastarlo.

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