“Non ha mai detto di volersi far saltare in aria a Roma, stava solo commentando un servizio televisivo”. E dunque non progettava nessun attentato terroristico alla stazione Termini il 22enne somalo arrestato dalla Polizia di Campobasso lo scorso 9 marzo. Secondo la Procura, istigava al terrorismo. Non è così per il suo avvocato, Antonio Di Renzo, che ha sostenuto questa tesi davanti ai giudici del tribunale del Riesame. Nel pomeriggio l’udienza a porte chiuse nel Palazzo di giustizia di viale Elena, alla presenza del procuratore della Repubblica Armando D’Alterio, del suo difensore e di un interprete.

“I primi elementi che balzano all’occhio – ha spiegato Di Renzo ai giornalisti dopo l’udienza – è che non ci sono fonti probatorie che attestano che si tratti di un Imam che avesse una forza carismatica tale da poter indurre gli altri all’istigazione. Non è stato provato che appartenesse all’organizzazione terroristica Al-Shabaab, non ci sono prove che avallano le esigenze cautelari: non abbiamo un conto corrente, non ci sono i rifiuti degli altri Stati che gli hanno negato l’asilo politico. Quindi, c’è tutta una serie di elementi che non possono oggi giustificare un’ordinanza di custodia cautelare e una misura coercitiva come il carcere”.

Domani in Questura si svolgerà l’incidente probatorio.

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