Decine di donne, altrettante storie di sofferenze e di violenze subite tra le mura di casa. In fuga da un marito aguzzino, intenzionate a rifarsi una vita. Solo quest’anno già in venti hanno chiesto aiuto all’associazione Liberaluna onlus che gestisce un centro antiviolenza ospitato all’interno del Terzo spazio di via Cirese.

In Molise solo ora è in dirittura d’arrivo il primo bando che prevede interventi per la realizzazione e la gestione di un centro antiviolenza e di una casa rifugio per l’assistenza a donne sole o con figli minori vittime di violenza. La legge regionale del 10 ottobre 2013, la numero 15, ha previsto la costituzione un tavolo di coordinamento, a cui è seguita la firma di un protocollo d’intesa tra gli Ordini degli avvocati di Campobasso, Isernia e Larino, gli Ambiti territoriali, il Tribunale dei Minori e l’associazione Liberaluna Onlus. Soggetti a cui tra pochi giorni (entro il 1 luglio) toccherà esprimere osservazioni sul bando stesso. A loro è stata inviata una bozza. Lontana anni luce da un provvedimento che possa affrontare seriamente il problema. Ne evidenzia tutte le incongruenze la presidente di Liberaluna onlus, Maria Grazia La Selva, impegnata in questo campo da più di due anni. Snocciola una ad una le varie emergenze per chi subisce violenze: un’abitazione per lasciare la casa in cui viene picchiata, un’occupazione e, infine, il codice rosa per le vittime di maltrattamenti. Negli ospedali molisani non è stato mai attivato.

Il bando della Regione stanzia complessivamente poco più di 188mila euro, ripartiti così: 60mila euro per il centro antiviolenza, 90mila per la casa rifugio (da otto posti letto) e infine 37mila euro per interventi per la promozione di azioni di sostegno all’inserimento nel mercato del lavoro. Ma la strada da seguire è ben altra.

L’articolo completo domani su Primo Piano. 

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