Sono stati convalidati gli arresti per Vincenzo Zeoli e Giuseppe Bruno, il 40enne ex guardia giurata di Campobasso e il pregiudicato foggiano di 50 anni, finiti in manette nel corso dell’operazione ‘Avamposto’ condotta dalla Squadra Mobile di via Tiberio che ha premesso di smantellare un traffico di droga dalla Puglia al Molise. I due, secondo gli inquirenti, avevano messo su una centrale dello spaccio in due villette in una contrada di Oratino, dove confezionavano e smerciavano cocaina purissima destinata alla piazza campobassana e a clienti ‘insospettabili’.
Ieri mattina i due sono stati ascoltati nel carcere di via Cavour, dove sono rinchiusi da sabato scorso, dal gip Libera Maria Rosa Rinaldi e dal Pm Luca Venturi, per l’udienza di convalida. Con loro anche i legali Antonietta De Carlo, che difende il pregiudicato foggiano, e Antonio Di Renzo che invece rappresenta l’ex vigilantes che da circa un anno ha preso il lavoro.
Vincenzo Zeoli, come ha raccontato l’avvocato Di Renzo, si è dimostrato collaborativo con gli inquirenti, scegliendo di non avvalersi della facoltà di non rispondere. E proprio la perdita del posto di lavoro, la necessità di mantenere due famiglie perché separato, avrebbero «indotto all’errore» l’ex guardia giurata, facendolo crollare avvicinandolo al mondo della droga. L’uomo infatti è iscritto al Sert, perché consumatore abituale, tanto che gli agenti hanno ritrovato nella sua abitazione anche alcune dosi di hashish ed eroina ma per uso personale. Droga che gli forniva lo stesso Giuspeppe Bruno. Poi la decisione di mettersi ‘in affari’ insieme per cercare di sbarcare il lunario. «La sua è stata una situazione di necessità, di vera e propria urgenza – ha aggiunto l’avvocato Di Renzo – che lo ha indotto a fidarsi probabilmente della persona sbagliata». Del resto – ha rimarcato il difensore – Zeoli prima del blitz di sabato scorso era incensurato. Quella sera, quando gli agenti lo hanno trovato in possesso delle 15 bustine di cocaina, era la prima volta». Il legale, inoltre, non ha escluso che già in fase di indagine preliminare possa avanzare la richiesta di un rito alternativo, con molta probabilità il patteggiamento.
Intanto proseguono le indagini della Squadra Mobile che sta tentando di risalire al canale di clienti dei due arrestati. Tutto ruota attorno all’agenda che gli uomini guidati da Raffaele Iasi hanno ritrovato all’interno della villetta affittata in nero da Giuseppe Bruno. Una lista «volutamente» senza nomi, ma con numeri telefonici (una quindicina) e cifre che indicano probabilmente il quantitativo di cocaina, con il relativo prezzo, da consegnare ai clienti. Elementi che non si esclude possano dare riscontri già nelle prossime ore.

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