Il Molise sta morendo per molteplici ragioni. La prima, senza ombra di dubbio, è l’assistenza sanitaria che lascia sempre più a desiderare.
Da anni il problema principale è la carenza di medici. Il debito sanitario ha tenuto per troppo tempo il turnover bloccato. Da qualche mese l’Astrem sta bandendo concorsi per assumere, ma evidentemente la sanità molisana non è più attrattiva. E i giovani camici bianchi in cerca di occupazione, anche quelli molisani, preferiscono scegliere altre e più ambite mete.
Di questo passo tra non molto il sistema collasserà.
Ciò che fa specie è l’indifferenza di una classe politica – in particolare quella regionale – che non è in grado di far capire al governo romano che serve una legge speciale, un provvedimento d’urgenza con cui provare ad invertire la rotta.
L’ultima tegola arriva dal reparto di Psichiatria di Isernia. Solo quattro i medici in servizio in corsia, tra cui il primario. I quattro professionisti, oltre ad occuparsi dei pazienti ricoverati al Veneziale, sono anche impegnati nelle cure territoriali. Un carico di lavoro impossibile da sostenere. Senza l’arrivo di forze fresche, il reparto chiuderà. Il primo passo, il provvedimento è atteso a ore, sarà lo stop ai ricoveri.
Mentre i consiglieri regionali, anche quelli di Isernia, nicchiano, l’amministrazione comunale definisce la sospensione dei ricoveri nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Veneziale «l’ennesimo colpo ai cittadini e al loro diritto alle cure nel territorio della provincia di Isernia. Nel panorama dell’assistenza ospedaliera, in cui tutti i servizi sono fondamentali – afferma il sindaco Piero Castrataro –, forse quello che riguarda la salute mentale ha un volto ancora più umano, perché coinvolge spesso pazienti non in grado di badare a se stessi, quindi maggiormente bisognosi di assistenza. La carenza dei medici sta diventando il principale motore di svuotamento del nostro nosocomio, una condizione inaccettabile a cui va posto rimedio urgentemente e una volta per tutte. Siamo stanchi di assistere al costante taglio di reparti, servizi e garanzie sanitarie. Ci sentiamo ignorati da scelte deliberatamente politiche che stanno facendo scivolare Isernia nel baratro e, purtroppo, quando si tocca il fondo risalire diventa impossibile».
Castrataro annuncia «iniziative forti per lanciare ancora una volta il grido d’allarme di un territorio che ormai viene offeso senza che né la Regione né il Governo mostrino intenzione di porre rimedio. La logica del risparmio non ha ragion d’essere, non ha più senso, dietro i numeri ci sono le persone, anteporre i conti economici al benessere delle persone è miope, controproducente, devastante».
Per Lucio Pastore, primario del Pronto soccorso del medesimo nosocomio, si tratta della «cronaca di una morte annunciata».
Noto medico e agitatore culturale, Pastore è convinto che aldilà, «come al solito, di un po’ di ammuina a livello mediatico e politico, poi tutto ritornerà nei ranghi. Quello che dispiace – afferma il primario – non è una eventuale trasformazione di sistema ma la chiara intenzione di distruggere il sistema pubblico per privatizzare tutto tramite il cavallo di Troia del privato convenzionato. Questo passaggio, apparentemente indolore, porterà ad una gestione che varierà in rapporto al reddito con una spesa privata sempre maggiore da parte dei singoli cittadini. Un vero peccato perdere un sistema universalistico. Non si può fare niente perché non esiste un dibattito politico serio per discutere del futuro del sistema sanitario, né una ribellione da parte della popolazione che piano piano è stata abituata al cambiamento. Ricordatevi, comunque, che questi cambiamenti sono frutto di volontà politiche trasversali per trasformare il diritto alla salute in una merce e non una volontà di un destino avverso».

ARc

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