Da 48 ore, nel reparto di Psichiatria, non può essere autorizzato alcun nuovo ricovero ma l’ennesimo taglio ai servizi sanitari sembra non colpire più di tanto posto il silenzio, rotto solo dal sindaco Castrataro che anche ieri ha rilanciato la necessità di azioni forti e, nei giorni scorsi, dal segretario regionale del Pd Vittorino Facciolla entrambi a sostegno della sanità pubblica erogata al Veneziale che continua a perdere pezzi. Una decisione che penalizza di certo i pazienti afferenti al reparto e le famiglie che si staranno interrogando sulle difficoltà, ulteriori, da fronteggiare ma, per il resto, silenzio tombale sulla vicenda. La politica non si esprime, nessuno chiede conto delle motivazioni, men che meno ci si interroga sui servizi che resteranno in piedi, sulle difficoltà che i medici avvertono in merito all’erogazione degli stessi. Nessuno si chiede come mai il capoluogo non abbia una sede unica per i servizi territoriali, che fine abbia fatto il progetto per la realizzazione del Centro di salute mentale. Nulla di nulla.
Eppure, il blocco dei ricoveri a Psichiatria avrà gli stessi effetti collaterali che avrebbe avuto l’identico provvedimento adottato per un reparto diverso. Anzi, le conseguenze potrebbero essere più complicate viste le condizioni di fragilità dei pazienti che, adesso, dovranno scontrarsi anche con luoghi che non riconoscono, personale dal viso sconosciuto.
Cosa accade, nei fatti? Che un trattamento sanitario obbligatorio, che potrebbe essere firmato da uno dei sindaci dell’intera provincia, potrebbe avere due esiti: in orario diurno il paziente in Tso passerà per il Veneziale e, in caso di ricovero, verrà trasferito a Campobasso. Se il provvedimento viene assunto di notte, o meglio dopo le 20, lo stesso paziente salirà su una ambulanza e verrà accompagnato al Cardarelli.
Il reparto non è più tale, i posti letto vengono ‘spostati’ nell’ospedale del capoluogo regionale e le attività poste in essere sono quelle ambulatoriali, ma dalle 8 alle 20. Ovvio che la decisione di sospendere i ricoveri sia conseguenza del male che ormai sta divorando la sanità regionale e non solo: tre medici non possono fisicamente garantire le attività ospedaliere e quelle ambulatoriali che vengono erogate attraverso i servizi territoriali. Ma è anche vero che sembra assai complicato riuscire a guarire da questa patologia ormai cronica: i concorsi vanno deserti. Quindi è difficile riuscire a risolvere una situazione che nei fatti sembra dal finale già scritto.
E il caso Psichiatria si aggiunge alle altre situazioni ormai borderline: pronto soccorso, ortopedia, pediatria, emodinamica, medicina generale. E la decisione di bloccare i ricoveri cade nel momento storico in cui le domande di aiuto registrano un aumento esponenziale. Le liste d’attesa, fenomeno sconosciuto in Psichiatria fino a due mesi fa, confermano il dato. Secondo il Rapporto sulla salute mentale, basato sui dati 2020, in Molise le nuove domande – ogni 10mila abitanti – sono circa 70. Numeri destinati ad aumentare, come il trend nazionale ormai ha evidenziato.
Il sindaco Piero Castrataro ribadisce che l’amministrazione comunale non resterà a guardare, annunciando forme di proteste anche clamorose. Il commissario ad acta, Donato Toma, ai microfoni di Teleregione, spiega di attendere il confronto con il dg dell’Asrem al quale ha chiesto un report sulla situazione.
La disposizione firmata dai vertici dell’azienda sanitaria regionale, che blocca le pronte disponibilità per il pronto soccorso dei medici psichiatri di Isernia nella notte e nei festivi e autorizza la guardia attiva psichiatrica a Campobasso h24, sembra destinata a restare in piedi fino al prossimo concorso per nuovi psichiatri. Sempre che non vada deserto.
ls

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