Cambiamento e rinnovamento. Due parole d’ordine che devono essere la prerogativa di una politica in crisi, che non si è accorta di quanto il mondo attorno a sé si sia evoluto e sia andato in una direzione completamente diversa dalle logiche partitiche di una volta.
Ne è convinto Giuseppe Caterina, ex sindaco di Isernia ed ex consigliere regionale.
Dopo un passato di impegno politico nel centrosinistra, oggi ha scelto di non ricoprire ruoli in nessuna delle forze politiche in campo, sentendosi completamente avulso da un sistema che ritiene incapace di rigenerarsi. E allora negli ultimi mesi ha osservato ciò che accadeva da lontano, interessandosi all’attività messa in piedi dai movimenti civici. Gli stessi che hanno indicato il presidente del tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo, come candidato ideale alla presidenza della Regione.
Caterina, perché la figura di Di Giacomo è la più adatta all’incarico di Governatore?
«Siamo in un momento molto delicato e potrei dire che questa è un’amministrazione straordinaria. Non intendo criticare coloro che hanno governato finora, anche perché Frattura ha fatto quello che poteva, ma trovo che ci sia la necessità di cambiare. Enzo Di Giacomo è una persona spendibile per guidare un percorso di rinnovamento, che vada oltre le vecchie logiche degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, cioè quelle delle mediazioni legate a candidature e interessi. Ci vuole uno stravolgimento nei contenuti, nei metodi e nella programmazione, mettendo al centro una vera prospettiva politica.
Una figura come la sua potrebbe raccogliere queste istanze e avere idee in primis per i giovani, che sono una delle nostre risorse».
Lei ha abbandonato l’attivismo partitico, come mai è ‘attratto’ ora dai movimenti civici?
«Perché la politica è in crisi e non è in grado di tracciare il futuro del nostro Molise. Si rigira su sé stessa e mira di più alla tattica, al politicismo, a vedere come mediare tra interessi di gruppo che possono avere un tornaconto nelle competizioni elettorali. Lo spirito dei movimenti civici è trasversale e va oltre una certa politica. Si tratta di mettere in campo risposte e persone che diano più attenzione alle cose da fare. Non è più il momento di pensare alla logica delle alleanze o alle caselle delle candidature da riempire: è necessario dare un indirizzo al Molise.
I movimenti civici rappresentano la grande novità di questa campagna elettorale, ma dobbiamo renderla veritiera e non va bene questa attesa. Bisogna che il clima venga ravvivato iniziando a dire ai cittadini cosa si vuole fare e offrire la disponibilità di una candidatura che avvii questo processo. Ci vuole una persona che ci creda e che lo faccia subito. Il politichese oggi fa il male del Molise e della Nazione».
Lei ha in mente una strategia che funzioni in tal senso?
«Penso alla cultura, all’agroalimentare, all’ambiente, alla biodiversità. Tutte risorse che ci invidiano. Non possiamo assistere passivamente al decadimento e allo spopolamento di cui siamo vittime, ma dobbiamo sfruttare le potenzialità e le professionalità che abbiamo. Ci sono tanti giovani, artisti, professionisti che vanno motivati e che potrebbero restare qui, sentendosi valorizzati. Dobbiamo dare loro delle chance e allo stesso tempo pensare all’ambito sociale, che è stato completamente dimenticato»
Cosa è cambiato rispetto a quando lei era un attivista politico sempre in prima linea?
«Sono cambiate le condizioni sociali ed economiche nel mondo. Il lavoro, le telecomunicazioni, l’informazione hanno trasformato la coscienza dei cittadini. Quindi la risposta della politica non può essere più quella di 20 anni fa. Allora c’erano risorse, fondi e il mondo viaggiava in un certo modo, ma oggi è tutto diverso. C’è un clima di sfiducia generale e non si può attendere. Per questo auspico la presenza di una figura, come quella di Di Giacomo, che guidi questo grosso movimento civico per cambiare la prospettiva politica e dare al Molise un significato, viste le tante potenzialità che ci sono. Se pensiamo ancora ai giochi partitici diamo un brutto segnale».
Lei propone anche una giunta non politica. Come si fa a contemperare le esigenze dei candidati?
«Direi che il presidente, facendo un programma innovativo, debba nominare persone esterne che non siano state candidate. Giovani magari e che abbiano competenze, perché ce ne sono tanti in tutti i settori produttivi: economico, culturale e sanitario. Basta alle mediazioni tra interessi pubblici e privati. L’ideale è indicare persone esterne e competenti a cui si possono dare degli obiettivi da raggiungere, anche a distanza di un anno».
Valentina Ciarlante

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