A ottobre dello scorso anno era riuscito a evitare l’arresto rifugiandosi in Romania. A riportarlo in Italia è stato l’amore per la sua famiglia e infatti, proprio davanti all’abitazione della madre, i Carabinieri lo hanno fermato. Si è conclusa così la latitanza di un 57enne di Isola del Liri, coinvolto nell’inchiesta della Procura di Isernia che, qualche mese fa è culminata con l’operazione Galaxy messa a segno alla Guardia di Finanza, che ha permesso di portare alla luce una frode milionaria ai danni dell’Unione Europea. Nel mirino, come è noto, era finita la commercializzazione delle auto di lusso.
Stando a quanto ricostruito fino a questo momento, il 57enne era espatriato in Romania poco prima che le misure fossero eseguite e per tutto questo tempo, molto probabilmente è rimasto in quel Paese, sottraendosi all’arresto.
Nel frattempo, i Carabinieri di Isola del Liri, hanno continuato a monitorare l’abitazione materna dell’uomo, convinti che prima o poi sarebbe tornato. La loro tenacia li ha premiati, visto che all’ennesimo passaggio davanti la casa della mamma, hanno notato l’uomo per strada. Una volta certi che si trattasse proprio del latitante, lo hanno fermato e una volta confermata la sua identità è stato arrestato in esecuzione dell’ordinanza cautelare emessa dall’Autorità Giudiziaria di Isernia. Quindi il 57enne, ultimate le formalità di rito, è stato confinato ai domiciliari.
Un’operazione imponente quella messa a segno dai militari delle Fiamme Gialle, coordinati dalla Procura che ha interessato le province di Isernia, Milano, Salerno, Caserta, Frosinone, Latina e Macerata.
L’inchiesta, partita nel dicembre del 2017, ha consentito di smantellare una organizzazione criminale ritenuta responsabile della maxi truffa delle auto di lusso. Eseguito anche un decreto di sequestro preventivo per l’importo complessivo pari ad 7.499.220,05 euro per beni mobili ed immobili, somme di denaro, autoveicoli e quote societarie, nei confronti di 23 persone fisiche e 21 compagini societarie con sede in tutt’Italia. I numeri dell’inchiesta parlano di 1.576 ‘supercar’, illecitamente nazionalizzate, tra cui Ferrari, Porsche, Maserati, Bentley, Jaguar, oltre ad una moltitudine di Mercedes, Audi, Bmw e Land Rover. Gli inquirenti hanno accertato 7.499.220,05 euro di Iva evasa, 51.572.268,86 euro di imponibile relativo all’emissione di fatture false. Coinvolte nell’inchiesta, a vario titolo, 167 persone, 159 concessionarie auto italiane e 9 società estere.
Gli inquirenti hanno scoperto che il meccanismo di frode correva a doppio binario su due versanti distinti e correlati: quello “fiscale”, attraverso l’utilizzo di triangolazioni societarie; quello “tecnico”, legato alla nazionalizzazione dei veicoli con l’utilizzo di documentazione falsa, appositamente prodotta per aggirare i sistemi di controllo incrociato dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero dei Trasporti, sfruttandone le “falle” comunicative. Il sistema di triangolazione societaria era basato su operazioni commerciali tra aziende di paesi membri dell’Unione Europea, attraverso l’utilizzo di società cartiere (“missing trader”), con l’interposizione di più società filtro cd. “buffer”, talvolta controllate a loro volta da società “off-shore” (operanti a Cipro e nelle isole Cayman), il tutto al fine di ostacolare la tracciabilità dei flussi commerciali e finanziari. Le società estere utilizzate venivano costituite ad “hoc” da soggetti italiani che stabilivano delle teste di ponte soprattutto in Repubblica Ceca e in Germania.
Il nome dato dall’inchiesta è stato scelto per un particolare estremamente significativo. La presentazione di documentazione riguardante ben 64 Porsche, fatte passare per Ford Galaxy, sfruttando la similitudine delle iniziali dei telai “WP0” per Porsche e “VF0” per Ford. Tra gli ignari clienti vi erano, oltre ad imprenditori, professionisti di spicco e personaggi pubblici, tra cui anche noti calciatori.
Deborah Di Vincenzo

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