Un colpo d’occhio straordinario, quello vissuto ieri a Larino, giorno più importante del trittico dedicato al patrono San Pardo. La pandemia sembra davvero alle spalle, soprattutto a livello psicologico. L’edizione 2022 è quella della rinascita, sotto ogni profilo. L’ha sottolineato anche il governatore Donato Toma, ammaliato dall’incantevole “Carrese dei fiori”. «A Larino, in occasione della Solennità di San Pardo, sono tornati a sfilare i carri infiorati trainati da buoi e pecore, dopo due anni consecutivi di stop forzato imposto dall’emergenza pandemica. Uno dei più belli e suggestivi beni immateriali del territorio, intorno al quale si è raccolta la comunità larinese con grande partecipazione. Ogni carro viene addobbato con composizioni floreali costruite artigianalmente con l’utilizzo di carta crespa». Giovedì mattina, presso l’atrio porticato del Palazzo ducale, sede municipale, il sindaco della città frentana Giuseppe Puchetti ha accolto le autorità civili e militari intervenute, fra le quali il presidente della Regione Molise. A seguire, presso la basilica concattedrale di Santa Maria Assunta e San Pardo, la Celebrazione Eucaristica, presieduta da monsignor Gianfranco De Luca, al termine della quale ha avuto inizio la processione dei Santi e dei carri che ha percorso le vie del Centro storico in una cornice di colori e di festa. Il giorno in cui la chiesa locale celebra la solenne liturgia in onore di San Pardo. Il giorno in cui la gente di Larino celebra il santo che per voler di Dio divenne loro protettore e così da 1180 anni lo venera e per lui, diremmo meglio, vive. E mentre fuori, in trepidante attesa i carrieri, i carri, gli animali ed il popolo si preparavano alla solenne benedizione, nella concattedrale, presieduta dal vescovo Gianfranco De Luca e da altri sacerdoti, si è celebrata l’Eucarestia e cantata la messa in onore del santo vescovo. A fare gli onori di casa il parroco della basilica don Claudio Cianfaglioni che ha introdotto la celebrazione con queste parole «mi è particolarmente gradito prendere la parola, all’inizio di questa celebrazione eucaristica, per salutare insieme con voi tutte le autorità civili e militari qui convenute e tutti i Larinesi qui presenti o che ci seguono attraverso i mezzi di comunicazione. Lo faccio a nome mio personale e a nome del Consiglio Pastorale della nostra Comunità. La nostra Comunità è in festa perché la Provvidenza ci dà l’opportunità di tornare, dopo due anni, ad onorare secondo tradizione, San Pardo, patrono principale della nostra Città e dell’intera Diocesi di Termoli-Larino. In questi ultimi due anni, come cristiani di Larino, abbiamo imparato che ciò che appartiene alla “regione del cuore” non subisce restrizioni di sorta. San Pardo è nel cuore di ogni larinese con un amore e una passione viscerali. Quell’amore e quella passione è possibile anche testimoniarli fuori dagli spazi dell’intimità del cuore. Cominciamo a farlo nel migliore dei modi possibili: da questo altare, sul quale tra poco si manifesteranno per noi ancora una volta la passione e l’amore viscerali di Dio per l’uomo. Da questa “cattedra” speciale dobbiamo sempre imparare, per essere segno e testimonianza credibile dell’amore e della passione dell’uomo per Dio, proprio come hanno fatto i santi, come ha fatto il nostro Pardo». Come detto, accanto al sindaco di Larino Puchetti e agli altri componenti della civica amministrazione, il presidente della regione Donato Toma, gli altri componenti della Giunta regionale, i consiglieri Iorio, Romagnuolo, Greco, Primiani e Nola, tanti sindaci dei paesi limitrofi compreso il primo cittadino di Termoli Francesco Roberti. E poi ancora il comandante della locale polizia Raffaele Intrevado con il gonfalone cittadino, il capitano Cristian Cosma Damiano Petruzzella comandante della locale compagnia dell’Arma, il questore di Campobasso, il comandante regionale della Guardia di Finanza, quello della locale tenenza e con loro il comandante della polizia di Stato è quello della penitenziaria. Il vescovo De Luca nella sua omelia ha affermato che «Sono tre le direttive che ci dona San Pardo. Fare bene il proprio dovere e cercare di piacere al buon pastore e all’amore che nutre per noi. Poi l’invito di Paolo alla libertà con la consapevolezza che l’unico giudice è il Signore. Un Dio che si è compromesso con ognuno di noi. Se Gesù è il mio pastore, io ascolto la sua voce. La nostra esistenza va ‘giocata’ con l’ascolto della Parola. Se permettiamo le interferenze, se la sentiamo come obbligo, allora non siamo in ascolto. Dobbiamo seguire la voce del Signore, il Pastore di tutti e dobbiamo vivere fino in fondo il dono che siamo. Se viviamo la libertà, se ascoltiamo la Sua parola, sapremo essere noi stessi per gli altri. San Pardo oggi ci consegna una testimonianza di pastore buono che serve le persone che il Signore gli ha affidato. Viviamo in un tempo difficile, stiamo uscendo dalla pandemia, abbiamo una guerra vicino, mai come oggi c’è bisogno di gente di pace, dobbiamo essere tutti artigiani di pace». Dopo la celebrazione, il tradizionale saluto tra le autorità, il presule De Luca, dal balcone dell’episcopio ha impartito alla folla festante presente la solenne benedizione mentre i campanacci lanciavano al cielo le note della devozione autentica dei larinesi vicini e lontani per il loro santo patrono Pardo.

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