La protesta della marineria si estende dall’Adriatico a tutta la penisola, non ci sono risposte efficaci e soprattutto tempestive sul caro gasolio, prima di tante problematiche che da tempo strangolano la sopravvivenza delle imbarcazioni da pesca, degli armatori, delle famiglie e degli equipaggi. Dopo la veglia di preghiera a San Basso e alla Madonna delle Grazie, di cui abbiamo dato notizia ieri, sempre mercoledì, il quadro è andato increspandosi sempre più. Una riunione d’urgenza al mercato ittico con gli stessi armatori, per decidere una forma plateale di protesta nel pomeriggio, quella di bloccare la rotonda di accesso al porto, impedendo ai veicoli di transitare, ma soprattutto a chi trasporta pesce o mitili di portare via dal bacino il pesce fresco. Oggi, invece, spazio al flash mob, un corteo organizzato in centro. I pescatori sono esasperati, fermi da domenica scorsa, con la flottiglia agli ormeggi, a ultimatum scaduto verso istituzioni nazionali che non danno risposte e nemmeno le forze politiche, dalle parole di ieri pomeriggio di Paola Marinucci solo l’endorsement ricevuto dal sindaco Francesco Roberti, schierato al loro fianco, e dalla Regione Molise, che tempo fa ha erogato contributi che hanno rappresentato una boccata d’ossigeno. Carlo Di Candia, l’armatore che ieri pomeriggio ha parlato in nome e per conto di tutti, ha rimarcato come hanno fiducia nelle associazioni di categoria. Tuttavia, gli animi sono davvero esasperati e nel tentativo di bloccare la viabilità, non sempre compreso dai conducenti, chi per svago, chi per lavoro recatisi al porto, ci sono stati anche momenti di tensione, specie quando sono transitati due furgoni. Il sit-in, con tanto di gazebo e striscione di protesta accanto all’edicola di San Basso, era stata regolarmente autorizzata. A loro solidarietà anche dai commercianti ittici locali, che hanno chiuso i box. Ma quali sono le istanze affidate proprio alle associazioni di categoria? Una fiscalità più leggera grazie al credito di imposta, accesso agli ammortizzatori sociali come la Cisoa. E ancora, indennizzi per chi ferma l’attività perché è diventato troppo caro uscire in mare. Queste le principali richieste dell’Alleanza delle cooperative per affrontare le gravi difficoltà che sta vivendo il settore a causa del caro carburante. «Per evitare un nuovo blocco della pesca italiana e l’assenza sui mercati di prodotto ittico nazionale fresco, è fondamentale agire in fretta. Interventi necessari non solo per affrontare un presente difficile ma per scongiurare la chiusura di molte attività. La pesca ha bisogno di un ricambio generazionale non di serrate definitive», commenta l’Alleanza in rappresentanza dei propri associati. Le scadenze fiscali si susseguono e le imprese di pesca non possono ancora beneficiare del credito d’imposta previsto dall’Articolo 18 del DL 21 del 21 marzo 2022, dal momento che l’Agenzia delle Entrate non ha potuto rilasciare i codici di compensazione. «Chiediamo soluzioni rapide che alleggeriscano il carico tributario e contributivo, a cominciare dal rinnovo del credito d’imposta anche per il secondo semestre 2022, lasciato fuori dal governo nel nuovo decreto varato per fronteggiare la crisi di imprese e famiglie», sottolinea la cooperazione. Sul fronte del welfare viene chiesta invece la convocazione urgente di un tavolo tecnico per l’attivazione della CISOA pesca, attualmente rimasta inutilizzabile nonostante le imprese versino il contributo da febbraio di quest’anno. All’Europa l’Alleanza chiede più risorse per affrontare l’emergenza e di rendere accessibile a tutti i paesi europei la procedura di fermo volontario per quelle realtà produttive dove i costi di gestione superano i ricavi. E visto che non ci sono solo i rincari energetici a creare difficoltà alle imprese di pesca, la cooperazione chiede interventi straordinari mirati a lenire gli effetti della perdita di redditività causata dai violenti fenomeni di mucillagine e di meduse che stanno colpendo la costa Nord Adriatica e che hanno ulteriormente aggravato la condizione del settore.

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