Le immagini delle fiamme che hanno avvolto in questi giorni la montagna di Venafro sono ancora vive nell’immaginario collettivo. Gli imprenditori agricoli, gli agricoltori e i comuni cittadini si chiedono cosa accadrà ora, dopo che la città si è vista restituire dal rogo, che ha impegnato mezzi aerei e mezzi a terra senza precedenti, un polmone che oramai non è più verde ma appare come uno scheletro incenerito. «Ci vorranno almeno 10 anni – commentano alcuni imprenditori agricoli di Venafro – per ripristinare completamente le zone verdi distrutte dalle fiamme con danni incalcolabili all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Bisogna inoltre tenere conto che le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni favorendo l’innesco degli incendi di piromani nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati. Come giustamente ha sottolineato il sindaco di Conca Casale, occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’azione criminale di taluni e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Quando si parla di incendi dolosi, appiccati con consapevolezza dai piromani – aggiungono -, occorre capire cosa si dice, questi sono tutti elementi che in qualche modo hanno giocato un ruolo in quella che può essere definita una tragedia. Lo sanno tutti. Adesso si annunciano interventi e l’inasprimento delle pene per chi appicca le fiamme. In fumo ettari e ettari di terreno, di colture pregiate solo delle aree a parco e per rimboschire le zone bruciate ci vorranno anni e anni e con gli incendi non si perde solo la vegetazione: aziende in difficoltà, disservizi di ogni genere, e poi per tutta l’opera di spegnimento che costa non poco allo Stato e a tutti noi. Bisogna fermare la mano di questi criminali. Bisogna trovare un modo per arginare questi episodi. Istituzioni, noi tutti, nessuno escluso, dobbiamo mettere in campo un gioco di squadra per scoraggiare questi gravissimi episodi di cronaca».
Intanto a Venafro si apre un dibattito sull’inasprimento delle pene, dopo quanto è accaduto sulle montagne che circondano la città in questi due mesi estivi. Anche Enzo Bianchi, capogruppo di opposizione al Comune di Venafro, ha seguito da vicino l’evolversi dell’incendio che da giovedì scorso tiene impegnati senza soluzione di continuità Vigili del Fuoco, Protezione Civile, prefettura, Carabinieri forestali, Vigili urbani. «Come tutti sanno il Codice penale prevede pene specifiche per chi appicca incendi dolosi. L’articolo 423 recita: “Chiunque cagiona un incendio è punito con la reclusione da tre a sette anni. La disposizione precedente si applica anche nel caso di incendio della cosa propria, se dal fatto deriva pericolo per l’incolumità pubblica”. E l’articolo 424 prevede che “chiunque, al di fuori dei casi di uso legittimo delle tecniche di controfuoco e di fuoco prescritto, cagiona un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. Se l’incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da uno a cinque anni. Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate se dall’incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree o specie animali o vegetali protette o su animali domestici o di allevamento”. E ancora: “Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate della metà, se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente”. Mi risulta che il gruppo della Lega al Parlamento abbia presentato un progetto di legge per aumentare le pene in caso di piromani e di incendi dolosi e credo sia opportuno farlo. Come centrodestra occorre andare in questa direzione. A Venafro, poi, occorre che qualcuno non pensi solo a scrivere ordinanze, ma anche a farle rispettare, perché se poi si lasciano terreni incolti, insediati da ogni tipo di erbaccia, a qual punto i rischi di un incendio sono dietro l’angolo».

Marco Fusco

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