Accuse che si poggiano su “basi debolissime” e su “assunti errati”, metodi “sbagliati”, venditori di scarpe “assurti al grado di esperti”, intercettazioni che “non dimostrano alcunché”, insegnamento della Cassazione che viene “disatteso”. Sono alcuni stralci delle motivazioni alla base dell’annullamento dell’arresto di Tonino Perna, depositate stamattina dai giudici del Riesame di Campobasso, che avevano ordinato la remissione in libertà dell’ex patron della It Holding arrestato il 9 gennaio scorso con l’accusa di bancarotta fraudolenta per aver causato un danno patrimoniale – secondo la tesi della procura – di oltre 61 milioni. Il Riesame contesta senza mezzi termini il lavoro di procura e gip di Isernia e spiegano, in poco più di 10 pagine, i motivi alla base della loro decisione. “La misura cautelare – è scritto nel provvedimento di Gian Piero Scarlato, Maria Rosaria Rinaldi e Teresina Pepe – va annullata perché il giudice per le indagini preliminari non ha motivato la persistenza delle esigenze cautelari nonostante il tempo trascorso dai fatti contestati, disattendendo l’insegnamento costante della Suprema Corte”. Ma i giudici vanno oltre: “L’ordinanza ha recepito, in una materia così complessa, le risultanze di una consulenza di parte che, a sua volta, appare, nonostante la mole di pagine, evasiva ed incerta soprattutto nella ricerca della documentazione”. Viene poi contestata la motivazione alla base della decisione di disporre l’arresto in carcere per un incensurato. Secondo i giudici del Riesame in questo caso “si arriva a capovolgere i principi costituzionali sui quali si fonda lo stato di diritto”. Scrive il pm nella sua richiesta di arresto: “La custodia in carcere può essere disposta nonostante l’indagato sia del tutto incensurato, anche se non va sottaciuto il fatto che in passato sia stato rinviato a giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della Pantrem, per poi essere assolto in dibattimento”. E’ questa una affermazione che viene duramente contestata dai giudici del Riesame: “Il pm valorizza negativamente l’assoluzione, quasi fosse un minus rispetto al rinvio a giudizio, in un totale sovvertimento dell’ordine naturale delle cose. Una assoluzione non può essere usata contro un indagato”.

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