Egregio direttore,

Ho seguito, attraverso i media, la visita della giornalista Lucarelli nella nostra regione e la sua narrazione su un quotidiano nazionale. Credo che non occorrano le parole o le denunce di un personaggio di dominio pubblico per far capire a noi molisani che abbiamo un intero territorio sotto dimensionato in termini di valorizzazione turistica, ambientale e culturale.

Altilia esiste dal II sec. a. C., eppure sembra che solo ora qualcuno capisca che è scarsamente conosciuta (dove scarsamente è un benevolo eufemismo) e meno che mai valorizzata, tra sovrintendenza non pervenuta, insegnanti che la disdegnano per le gite scolastiche e normali cittadini che credono di trovare un’erba più verde sempre e solo nei vicini siti archeologici campani.

Francesco Iovine ci ha accompagnato dal 1902 al 1950, eppure stiamo ancora pensando se sia opportuno istituire un parco culturale che valorizzi Guardialfiera e altre zone che si ispirino ai suoi bellissimi romanzi. In questo caso, molti insegnanti nostrani si chiedano perché hanno preferito propinare altre letture ai loro studenti anziché “La signora Ava”, “L’impero in provincia” e “Le terre del Sacramento”.

L’abbazia di San Vincenzo al Volturno ci onora della sua presenza dal VI sec. d.C., eppure tanti -di noi- non sanno neppure se sia in Molise.
Benito Jacovitti è stato fra noi dal 1923 al 1997, ma neanche la sua città natale, Termoli, è riuscita a dedicargli un parco a tema o un festival annuale che esaltino le figure del simpatico Cocco Bill e dei salami che camminano. Una statua o l’intitolazione di un liceo sono un po’ poco, non credete?

D’altronde, siamo la regione che ha messo nel cassetto dell’oblio Tony Dallara e ha festeggiato i compleanni di Fred Bongusto senza Fred Bongusto e ora, dopo la sua dipartita, pensa di intitolargli chissà cosa. Di che cosa stiamo parlando?

Allora, detto in termini un po’ brutali, chi se ne importa se un vip ama o non ama la nostra terra? Dobbiamo essere noi ad amarla, scrollarci di dosso il vittimismo, il sonno della mente e l’individualismo, ed agire perché i suoi tesori risplendano.
Non si può tappare i buchi delle strade, rimettere a posto i marciapiedi e falciare gli alberi solo quando viene il Presidente della Repubblica: se lo si fa, un essere pensante non può che indignarsi.
E allora abbiamo tutti un sano scatto di orgoglio e non pensiamo a quale personaggio di fama nazionale possa far capolino occasionalmente nella nostra regione, ma a quanti, strutturalmente, la possano visitare perché sanno di trovarvi zone ben tenute con servizi degni di questo nome e una valida rete di guide turistiche.
Cordiali saluti
Marianna Pontelli

2 Commenti

  1. Dario Saia scrive:

    Brava, bene, basta vittimismo, la vera malattia. Ancora a pensare a cosa sarebbe successo se ci fossero i Borboni. Oggi bisogna agire prima dell’oblio e non per chi risiede ma per chi potrebbe tornare o visitare questa terra meravigliosa. Bisogna contaminare con rispetto. E rischiare. Per il futuro

  2. Gianpaolo Mazzuccato scrive:

    Giustissimo. Noi molisani abbiamo il brutto difetto di non fare squadra e di lamentarci, aspettando che qualcun altro faccia le cose a nome e per conto nostro. Ho potuto constatare, tuttavia, che nei paesini lo spirito di intraprendenza e di comunità è più spiccato che nei centri più popolosi. Quello che lascia più a desiderare è Campobasso: una città ripiegata su se stessa, che vive di nulla. Lo dico da campobassano. Bisogna voltare pagina. Tutti.

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