Micaela Fanelli non seguirà Matteo Renzi. Lo strappo dell’ex premier «un errore, come ogni divisione, per il partito e per il Paese» dice la capogruppo dem a Palazzo D’Aimmo. Traspare un bel po’ di delusione dalle sue parole: renziana della prima ora, adesso che il leader ha deciso di lasciare il Pd per «costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in mondo diverso», lei resterà invece nel partito. Quello di Renzi si chiamerà Italia viva e conta già 40 parlamentari. Vicinissima da sempre all’ex rottamatore che nel 2016 la candidò al Senato, quarta in lista in Calabria, collegio ritenuto abbastanza sicuro ma non blindato, l’ex sindaca di Riccia stavolta prende le distanze da una decisione che «lascia sconcertati i nostri elettori, a cui la nuova fase politica e di governo sta offrendo motivi di rinnovato e vero ottimismo. Sono e resto nel Pd – dice Micaela Fanelli -. Lavoriamo a che non prevalgano nel partito e verso l’esterno massimalismi. Lavoriamo affinché l’entusiasmo innovativo di una stagione passata, e di cui Renzi è stato uno dei protagonisti, si possa, con le dovute differenze, rinnovare ed evolvere, per ricostruire un’Italia nuova, diversa, più solidale e moderna. Anche qui in Molise, dove il Pd resta l’unica forza che, con i fatti, sta dimostrando serietà e capacità nell’affrontare e proporre soluzioni ai problemi che il centrodestra, finora, è stato incapace di risolvere. Un piano per evitare l’emigrazione dei giovani, maggiori investimenti, più attenzione per le aree interne, la garanzia e la certezza dei diritti di tutti».
Dispiaciuto e anche preoccupato per le eventuali ripercussioni sul neonato Governo Conte bis, il segretario regionale del Partito Democratico Vittorino Facciolla. «Dispiaciuto perché Matteo Renzi ha fatto la storia del Pd negli ultimi anni – spiega al termine del Consiglio regionale – e ora si è scritta la parola fine, ed è definitiva, rispetto al suo percorso interno al partito. Preoccupato perché le scissioni, le diaspore, gli allontanamenti non fanno bene, soprattutto in una fase politica come quella che si è aperta da qualche settimana. Non solo al Pd, anche al Governo sebbene – commenta ancora – Matteo Renzi, che ha numeri importanti sui quali fare affidamento, abbia dichiarato che non cambierà il suo atteggiamento nei confronti del Conte bis. Da segretario regionale del Partito Democratico – rimarca Facciolla – spero che, in una prospettiva di medio-lungo termine, questa decisione non rappresenti più una divisione ma diventi un ‘moltiplicatore’ per le forze di centrosinistra».
Le valutazioni dell’ex premier sono ormai chiare e note: occupare lo spazio centrista, dare un ‘padre’ a quegli elettori che sono orfani di un’area moderata adeguatamente rappresentata. «E credo che da Forza Italia arriveranno adesioni al progetto di Renzi – commenta ancora Facciolla – ; nel Pd Molise, nella segreteria e nell’intera direzione sono certo che non ci saranno scossoni né traslochi».
La delusione è un sentimento che accomuna in queste ore molti renziani. Benché la notizia fosse quasi certa da giorni, lo strappo di Renzi – anticipato con una telefonata al premier Conte e con una intervista a Repubblica in cui ha spiegato di essersi sempre sentito un intruso nel Pd – ha spiazzato i big del partito che commentano la tempistica della scissione, soprattutto perché il senatore toscano è stato uno dei principali artefici del Conte bis al quale ha comunque garantito il sostegno. Ancora più frastornata dalla decisione la base che ritiene alquanto inopportuno e da egoisti fondare ora un altro partito. I commenti sui social non vanno troppo per il sottile. C’è chi lo considera «un personaggio divisivo», con «una smania di potere e di protagonismo» al pari dell’altro Matteo del Papeete a cui ha dato un ottimo assist, tuttavia c’è pure chi pensa che abbia fatto la cosa giunta, ritenendo politicamente perfetto anche il momento.
Tra i ministri del nuovo governo giallorosso che seguirà Renzi «in questi progetto ambizioso» c’è Teresa Bellanova che però respinge la parola scissione. Per l’ex sindacalista della Cgil siamo piuttosto di fronte «ad una sincera presa d’atto di una difficoltà di coesistenza tra anime diverse che in questi anni si è fatta più evidente». La ministra finita già nel tritacarne degli haker della rete, sia per l’abito a balze blu elettrico sfoggiato durante il giuramento al Colle che per il titolo di studio (terza media), si prepara a un nuovo attacco: «So bene che riceverò critiche, che deluderò qualcuno, che sto facendo la scelta meno comoda mettendomi in gioco. Ma lo faccio in prima persona, con passione e generosità, perché credo che quest’altra nuova strada sia quella giusta».
ppm

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.