Le dichiarazioni di voto sulla legge di stabilità sono state appannaggio esclusivo delle minoranze. Iorio, nonostante tecnicamente sia parte della maggioranza, è ormai battitore libero. E annuncia la propria astensione. Aleggia sempre la questione della surroga, delle procedure adottate dall’aula per abrogare la normativa contenuta nella legge elettorale, «la rinuncia a discutere dell’unico piano della riprogrammazione di fondi che non è stato discusso qui: questo consiglio – dice Iorio – si sta avviando ad essere appendice poco utile alla gestione politica della regione». La capogruppo dem è lapidaria. «Manovra ingiusta perché iniqua sul piano della capacità di rispondere ai bisogni e ingiusta perché irregolare nelle procedure. Convocazioni, surroga, la norma interpretativa: il processo di bilancio sarà inequivocabilmente viziato». Primiani, per bocciare l’intero impianto, la butta in musica. «Se per il presidente Toma questo è il wind of change, a me sembra di più the dark side of the moon». Anche il segretario Pd, Vittorino Facciolla, non le manda a dire. «Sono fondi europei le risorse alle quali si fa riferimento, risorse riprogrammate che spero possano beneficiare di una norma dello stato che non obbligherà alla compartecipazione del governo regionale: il vero busillis del bazooka di Toma è che se la compartecipazione dovesse restare così come prevista, si trasforma in una pistola ad acqua, forse con un misero zampillo» Facciolla poi non si tiene. La storia della surroga brucia troppo. E boccia così l’emendamento Toma-Greco. «Documento di arbitrio della maggioranza con il concorso dei 5 stelle senza precedenti: politicamente, in maniera cinica, ci si è sbarazzati delle regole e delle persone. Quando fate i pistolotti sui costi della politica mi fate ridere: si poteva prevedere una invarianza di costi e restavano tutti i consiglieri – suggerisce -. L’operazione chirurgica è stata fatta per altra motivazione». Patrizia Manzo sottolinea come si sia trattato della «pagina più triste della storia della Regione Molise, caratterizzata dall’ingerenza politica forte di Toma. Non c’è stata risposta al confronto, la maggioranza è intervenuta solo per difendere se stessa senza alcuna idea politica da portare avanti». A sorpresa Andrea Greco, nell’annunciare il voto contrario, spiega perché si è lasciato ammaliare dalle sirene di Toma. «Sono il primo ad aver attaccato la maggioranza, il primo che lo farà dopo ma basta con le strumentalizzazioni: il ritiro delle deleghe si è concretizzato solo per permettere l’eliminazione della surroga. Come altro avrebbe potuto fare Toma? Ora si è ristabilito lo stato di diritto. Chi ha inventato questa ignominia – attaccato – ha fatto sì che si arrivasse alle condizioni di oggi. Perché alcuni consiglieri si ostinano a difendere la surroga? Ho provato a sforzarmi, di Scarabeo – rimarca Greco – oltre alla legge sui test casuali antidroga ai consiglieri non ricordo molto. Se vogliamo prenderci in giro… L’alleanza con Toma? Ma di che parlate? Vi ho dimostrato, a soli 34 anni, che siamo dei giganti. A me quello che c’è scritto in questa legge di stabilità non piace per gran parte, quello che mi piaceva l’ho votato ma permettetemi di stigmatizzare chi fuori da qui urla allo scandalo, alla lesione della democrazia che ci fa pagare 4 consiglieri regionali in meno. Non persone elette ma entrate grazie ad una alchimia voluta da Frattura e Niro. È così, sì o no? E poi – si scaglia contro il Pd – se siete così collaborativi, perché non avete presentato nemmeno un emendamento?». Il presidente Toma, con una calma serafica, ricorda che «non sono alleato con Greco, non è scoppiato l’amore in senso metaforico però su alcuni punti si può essere concordi e poi tornar a fare maggioranza e opposizione come la democrazia impone e detta». E avverte: al termine della sessione di bilancio nominerò la nuova giunta, ho pronti i decreti e devo fare solo qualche aggiustamento.

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