Blitz del Nas ieri mattina al Cardarelli. Gli uomini del nucleo specializzato dell’Arma si sono recati in direzione sanitaria e hanno compiuto prime verifiche e prelevato documenti utili a ricostruire cosa è avvenuto a fine novembre, quando l’ex direttore del San Timoteo Reimondo Petrocelli è stato trasferito con un’ambulanza dell’Asrem all’ospedale Santo Spirito di Pescara per una frattura al malleolo.
La vicenda, che da giorni circolava in ambienti ospedalieri, è diventata di dominio pubblico nelle ultime ore. L’abbiamo ricostruita ieri su queste colonne. A seguito di una caduta, Petrocelli è stato visitato al Pronto soccorso di Campobasso. Poi un’ambulanza sarebbe partita alla volta di Pescara: a bordo personale dell’azienda sanitaria e il dirigente ospedaliero. Secondo quanto si è appreso nei giorni scorsi, il mezzo di soccorso sarebbe stato messo a disposizione a mo’ di cortesia, visto che il ds del San Timoteo (allora ricopriva ancora l’incarico) avrebbe optato per il Santo Spirito. Sarebbe stato lui a chiedere il trasferimento perché – sempre stando alle indiscrezioni confermate però da fonti qualificate – «non aveva nessuno che lo accompagnasse a Pescara» dove sembra che risieda.
Immediate le polemiche. Dalla politica sono arrivate richieste formali di spiegazioni (il consigliere 5s Primiani ha protocollato un’interrogazione urgente al governatore Roberti). Le domande, fondamentalmente, sono quelle che anche questa testata ha posto: se le cose sono andate in questo modo, chi ha autorizzato l’utilizzo di un mezzo di soccorso (e di personale con un organico ridotto all’osso) per un trasferimento che non era d’emergenza? Ed è lecito?
Innumerevoli le reazioni indignate sui social: impossibile, per i normali cittadini, non paragonare al trattamento che sarebbe stato riservato a un dirigente sanitario – in tutto e per tutto un privilegio – le condizioni di chi viene lasciato per ore su una barella del Pronto soccorso perché mancano posti letto nei reparti di degenza.
Tocca al Nas di Campobasso coordinato dal luogotenente Mario Di Vito accertare cosa è avvenuto. Al termine di tutti i controlli, e in base a quello che sarà l’esito, i Carabinieri relazioneranno all’Asrem o ad altre autorità competenti.
Al lavoro per ricostruire gli eventi c’è però anche il nucleo ispettivo attivato immediatamente dai vertici dell’azienda di via Petrella. Il dg Giovanni Di Santo e il direttore sanitario Bruno Carabellese, appresa la notizia, sarebbero andati su tutte le furie. È chiaro però che prima di prendere qualsiasi decisione si debbano appurare i fatti. E pur nel riserbo che la direzione strategica ha scelto di mantenere in queste ore delicate, trapela l’intenzione di vederci chiaro e di dare notizie precise ai molisani non appena il quadro sarà completo. Faremo tutto il possibile, dicono i vertici, per arrivare in fondo a questa vicenda.
Una volta in Pronto soccorso, a Petrocelli è stata prospettata l’esigenza di un intervento chirurgico per trattare la rottura del malleolo. Ha scelto liberamente di firmare e ha chiesto di essere trasferito a Pescara? In questo caso avrebbe dovuto provvedere con mezzi propri, magari chiamando una delle tante associazioni che, a pagamento, effettuano il trasporto sanitario. Altrimenti potrebbe incorrere nell’utilizzo improprio di un’ambulanza pagata dai contribuenti molisani. Oppure, questa l’ipotesi che sarebbe stata prospettata in maniera per ora informale alla richiesta di chiarimenti giunta da via Petrella, non era possibile eseguire quell’intervento a Campobasso, ospedale hub (e a cascata in uno spoke quale è Termoli) e quindi è stato disposto il trasferimento?
Ai profani sembra irrealistico che quell’operazione non sia eseguibile in Molise (o non lo era quel giorno e per quali motivi?). Certo, filtra da ambienti sanitari, si tratta di un intervento di una certa importanza. Bisognerebbe, però, capire anche se siano stati contattati altri ospedali oltre al Santo Spirito di Pescara. Se ci siano state interlocuzioni con i nosocomi abruzzesi o pugliesi (quelli dove vengono dirottati anche i pazienti “comuni) per sincerarsi che ci fosse lo spazio, quel giorno, per l’operazione e il successivo ricovero.
Tanti e rilevanti gli interrogativi sul caso. Che non possono e non devono restare senza risposta.
ritai

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