Ancora una novità al Cardarelli di Campobasso. Con una delibera della direzione strategica è stato modificato l’atto aziendale ancora vigente (che risale al 2018) ed è stata introdotta una nuova unità operativa all’interno del dipartimento dell’emergenza che si chiama “Recovery Room”.
Tecnicamente un’area “di recupero” del paziente, detta anche “di risveglio”, termine che però è del tutto appropriato solo in caso di ripresa di coscienza dopo un’anestesia generale. In recovery room vengono trattati anche soggetti che hanno subito interventi in anestesia locale.
L’innovazione del modello organizzativo, autorizzata dalla struttura commissariale della sanità guidata da Marco Bonamico coadiuvato dal sub Ulisse Di Giacomo, mira a gestire al meglio il percorso post operatorio e a ottimizzare l’occupazione dei letti in terapia intensiva. Coloro che avranno bisogno di un monitoraggio inferiore a sei ore e senza presumibili complicanze acute non sarà più trasferito in rianimazione ma nella recovery room e poi nel reparto di degenza (o in caso di evoluzioni negative in terapia intensiva). Oppure, nei casi di day surgery, sarà dimesso. In questo caso, l’area di recupero può garantire la completa ripresa post anestesia in totale sicurezza.
L’unità operativa semplice a valenza dipartimentale avrà un direttore (anestesista) che sarà selezionato attraverso un avviso che l’Asrem approverà a breve. Destinato agli “interni” e basato esclusivamente sulla prevalenza dei titoli. Il nuovo reparto si affianca alla struttura complessa di anestesia e rianimazione di cui è primario Romeo Flocco, da cui però è autonomo. E, leggendo la cosiddetta “declaratoria” allegata alla delibera 62 del 16 gennaio (firmata dal dg Giovanni Di Santo e dai direttori sanitario e amministrativo Bruno Carabellese e Grazia Matarante), avrà fra le sue competenze: il coordinamento dell’intero blocco operatorio del Cardarelli «finalizzato al suo utilizzo ottimale sia dal punto di vista clinico (il rapporto fra le attività chirurgiche elettive e quelle in urgenza/emergenza) sia economico-organizzativo (in termini di budget e risorse umane)», la pianificazione giornaliera e settimanale degli interventi chirurgici, la supervisione e il coordinamento nella rilevazione dei dati dell’attività operatoria.
Sembra di poter dedurre che con questa scelta i vertici dell’Asrem abbiano superato il contrasto che si era venuto a creare rispetto al ruolo di responsabile aziendale dei progetti ministeriali sulle liste d’attesa. La “vecchia” governance lo aveva affidato alla dottoressa Marilina Niro (neurochirurgo), la nuova “triade” in prima battuta al primario di Ortopedia La Floresta. Con la delibera 62 però si compie un passo ulteriore, il coordinamento delle sale operatorie viene affidato non a un singolo specialista ma a un’intera unità operativa che dovendosi occupare dell’utilizzo ottimale dei posti di terapia intensiva può programmare più efficacemente anche le sedute operatorie.
Naturalmente, le competenze della Recovery Room sono molteplici e anche dal punto di vista clinico: la gestione dell’urgenza ed emergenza e il supporto per gli interventi di maggiore complessità; la gestione di tutte le procedure anestesiologiche afferenti in particolare a Ginecologia e ostetricia, Chirurgia generale, Chirurgia vascolare, Chirurgia toracica, Ortopedia, Otorilaringoiatria, Oculistica, Urologia, Endoscopia digestiva; il trattamento dei pazienti operati in day hospital o day surgery. Tra le altre cose anche la gestione dell’analgesia di parto e anestesia ostetrica.
Logisticamente la Recovery Room sarà allestita vicino alle sale operatorie e avrà a disposizione – in base alle necessità e alla complessità dell’attività chirurgica – dai due ai quattro posti letto.

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