La prima volta l’Asrem ha attivato lo stato di pre allarme in base al Peimaf, il piano di emergenza che gli ospedali devono avere per gestire maxi afflusso di feriti (in questo caso sono i positivi al SarsCov2) come nel caso di terremoti o altre calamità, il 7 novembre 2020. Primo Piano se ne occupò l’11, un giorno che allora sembrava particolarmente tragico: Cardarelli sotto pressione, 11 ricoveri e 4 morti, il totale dei decessi era salito a 61. Conviene forse ribadirlo: 61. Oggi, poco più di tre mesi dopo, sono 319. In tre mesi sono morti di Covid o per le conseguenze del Covid su patologie preesistenti 258 molisani.
Dunque, l’azienda sanitaria ha scritto di nuovo il 15 febbraio a tutti i direttori di reparto: siamo al livello di pre allarme e si attivano le unità di crisi ospedaliere. Come è naturale, viste le emergenze per cui è pensato, il piano affida un ruolo centrale ai primari dei pronto soccorsi che diventano disaster manager e possono quindi prendere decisioni straordinarie.
A Termoli, non è un caso dunque, il dottore Nicola Rocchia ha potuto disporre il blocco dei ricoveri e, di fatto, chiesto ai colleghi di svuotare i reparti. In ragione di una ipotizzabile escalation di ospedalizzazioni e in attesa che le diatribe su nuovi centri di assistenza Covid, Larino o Salcito che sia, arrivino a qualche decisione concreta, il secondo ospedale della regione si attrezza per diventare misto, se non di fatto Covid.

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