Del decreto firmato dal commissario Angelo Giustini per la riattivazione del Vietri, come ospedale e non casa della salute quindi, per sei mesi in ragione dell’emergenza Covid fino a ieri sera non c’era traccia all’albo pretorio della Regione.
«Ho firmato il decreto per riaprire Larino», le dichiarazioni del generale nel tardo pomeriggio di ieri. E ha aggiunto di essere stato convocato a Roma dal ministro Speranza.
Difficile fare chiarezza in questo guazzabuglio. Ma, a grandi linee, il commissario della sanità ha accettato la proposta del Neuromed – attrezzature, 3 medici, una coordinatrice e 12 infermieri in arrivo da Pozzilli – per curare i paucisintomatici e fino a chi ha bisogno di sub intensiva all’ex ospedale di Larino. Sui posti da allestire è, come sempre, giallo. Ai sindaci riuniti in video conferenza il presidente della Regione ieri pomeriggio ha parlato di una nota di Giustini che gli è arrivata per conoscenza e che parla di 60 posti da attivare in 24 ore. Al distretto di Termoli, invece, in mattinata l’Asrem aveva chiesto di verificare la possibilità di allestire 25 posti nell’ala nord est dell’immensa struttura.
Anche su questa soluzione, come già avvenuto per la scelta del centro Covid – per Giustini doveva essere proprio il Vietri mentre per Ida Grossi l’ex hospice del Cardarleli – la struttura commissariale è spaccata. L’ex dg dell’Asl di Asti nominata sub commissaria nel 2018 (scelta dai 5s mentre il generale fu dato in quota Lega) nella riunione dell’unità di crisi ristretta di martedì sera ha bloccato l’ipotesi chiedendo una serie di verifiche anche su dove assistere gli attuali ospiti della rsa.
Al Vietri, inoltre, andrebbe attivata una Tac, il laboratorio analisi. Insomma, chiavi in mano non è.
La posizione della Grossi le ha attirato le critiche della politica. Il segretario del Pd Facciolla ha detto apertamente: «Firmi ora o tolga il disturbo».
E pure i consiglieri 5s Greco e Nola sembrano rivolgersi anche a lei e mettere anche lei spalle al muro.
«Si possono già attivare un discreto numero di posti letto Covid con il personale messo a disposizione dai privati. Non solo è ben accetto questo contributo, ma lo riteniamo anche doveroso.
Col decreto ‘ristori bis’ lo Stato ha garantito il flusso di cassa degli operatori sanitari privati.
È il minimo aspettarsi che ricambino il favore, per il bene della collettività», dicono. E sul decreto chiedono che venga «subito attuato. Chi dovesse ostacolarlo, ne risponderà personalmente ai molisani portandosi sulla coscienza eventuali conseguenze nefaste».
Le voci di corridoio raccontano che ieri la Grossi avrebbe minacciato davvero le dimissioni. E questa intenzione, o comunque la nuova spaccatura all’interno della struttura commissariale della sanità molisana, è arrivata anche a Roma.
Al ministero della Salute è stata convocata anche lei. Se non con Speranza, impegnato alla Camera per la fiducia al governo Draghi, commissario e sub della sanità molisana dovranno chiarirsi le idee davanti ai suoi capi struttura.
r.i.

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