domenico di cicco

A seguito della pubblicazione – in esclusiva ieri da parte di Primo Piano Molise – dell’avvio del procedimento per la decadenza del sindaco di Castel San Vincenzo, Domenico Di Cicco, siamo riusciti a sentire il diretto interessato.
Il primo cittadino, evidentemente amareggiato per l’incredibile situazione, ha subito spiegato che non è assolutamente suo intento rimanere incollato alla poltrona. Anzi. “Io il 7 gennaio mi sono recato in Prefettura per ritirare la documentazione inerente alla decadenza e in pratica da quel momento ho seguito l’iter previsto dalla normativa”. Prima di allora, l’Ufficio territoriale di governo aveva sì inviato le carte al Comune ma Di Cicco assicura di non aver mai ricevuto nulla. Così, la ricostruzione del sindaco prosegue ed arriva a metà gennaio, quando cioè dal Ministero dell’Interno fanno sapere che malgrado la pena sospesa, la sanzione accessoria dell’interidizione per un anno dai pubblici uffici rimane vigente. Dunque, Domenico Di Cicco va cancellato dalle liste elettorali. E tanto avviene, assicura, nel rispetto dei tempi previsti, ovvero entro fine gennaio. Quindi, il sindaco apprende che occorre convocare il Consiglio comunale per la contestazione della sopravvenuta condizione di ineleggibilità e, approntata tutta la documentazione, mercoledì mattina Di Cicco ha provveduto: seduta consiliare il 10 febbraio alle ore 20 e 30. L’iter è un pò lungo a dire il vero, perché dopo l’assise di mercoledì prossimo dovranno trascorrere ulteriori 10 giorni, periodo nel quale il sindaco potrà presentare memorie. Dopo questi dieci giorni, andrà convocato un altro Consiglio per la materiale votazione di decadenza. A quel punto, scatteranno ancora altri dieci giorni, nel corso dei quali Di Cicco potrà eventualmente rimuovere la condizione di sopravvenuta ineleggibilità. Questo prevede la legge e, garantisce il sindaco, “rispetteremo ciò che prevede la legge”.

Il reato. Ma in molti ieri si sono chiesti: cosa ha combinato il sindaco di Castel San Vincenzo per essere condannato penalmente e ricevere la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici che, stando così le cose, lo farà decadere e altresì gli impedirà di ricandidarsi a giugno? ‘Semplice’: omissione di atti d’ufficio. La sentenza, passata in giudicato, è costata una condanna a due mesi di reclusione – con pena sospesa – e al pagamento delle spese processuali nonché a rifondere le spese alla parte civile.

La sentenza. Nello specifico, secondo quanto accertato dai giudici della Corte d’Appello di Campobasso, il sindaco – nel 2009 – ha “omesso – si legge nella sentenza definitiva – di dare risposta ad una reiterata richiesta di (…) di ottenere l’accesso agli atti inerenti ad azioni intraprese dal Comune nei confronti dei proprietari di un immobile adibito a struttura alberghiera al fine di eliminare una situazione di pericolo connessa al possibile distacco di parti del fabbricato”.
Questa “omissione” è pertanto costata due mesi di condanna (con pena sospesa) al primo cittadino. Insomma, Di Cicco (ma al suo posto potrebbe trovarsi anche in futuro qualsiasi sindaco) “non si è attivato nel termine di legge (trenta giorni) nè in seguito per fornire risposta all’istanza di accesso agli atti” e per questo è stato punito con una condanna penale e presto potrebbe/dovrebbe essere dichiarato decaduto dalla carica di primo cittadino.

(su Primo Piano Molise di oggi in edicola)

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