Molto è stato fatto. Tanto altro si potrebbe e si deve realizzare. Ieri in piazza Municipio a Campobasso l’iniziativa di sensibilizzazione dell’Associazione italiana persone down nell’ambito della Giornata mondiale che si celebra il 21 marzo. Famiglie e ragazzi, un piccolo gazebo affollato.
L’associazione locale presieduta da Giovanna Grignoli lavora da 20 anni sul territorio regionale. «Il nostro obiettivo – ha spiegato a Primo Piano Molise – è portare le persone ad essere in grado di farcela da sole. Autonomia: è questo che più di tutto vogliamo per i nostri figli». In questi 20 anni di attività sono stati avviati percorsi lavorativi, ci sono belle realtà. Certo, gli esempi sono ancora poco rispetto a tutti coloro che sono in grado di affrontare un’esperienza lavorativa. È anche vero, però, che in un periodo di crisi come quello che l’Italia e il Molise stanno ancora attraversando è ancora più difficile – ha ammesso la presidente dell’associazione persone down – trovare spazio per l’inserimento occupazionale di chi ha un handicap.
I dati attestano il Molise nella media nazionale e mondiale: circa il 10% della sua popolazione è affetto dalla sindrome di Down (400 casi). Ci sono ancora, è il rammarico e anche la sfida per i genitori attivi nell’associazionismo, tanti casi nascosti. Famiglie che non riescono a superare timori e tabu che ragionevolmente si ritenevano superati. E invece no.
Una novità importante dal punto di vista normativo è costituita dall’approvazione della legge sul ‘Dopo di noi’: misure e provvedimenti per la vita dei portatori di handicap quando i genitori e gli altri parenti non ci sono più. La scorsa settimana si è svolta una riunione in Regione per avviare il confronto sul recepimento del testo. «Mi auguro che sia recepito subito perché come ogni cosa può essere migliorata però intanto è uno strumento che è a disposizione. Così come mi auguro che i fondi che toccano al Molise siano spesi bene». Il primo riparto ha assegnato alla Regione 450mila euro. «Sono convinta – ha aggiunto Giovanna Grignoli – che comunque ci sia bisogno di lavorare bene sul ‘durante noi’. Noi promuoviamo, infatti, molto il distacco dei ragazzi dai genitori, per esempio con piccole gite nel fine settimana e iniziative analoghe, per abituarli a capire che si può vivere anche se non ci sono i parenti». Autonomia significa anche questo. La legge sul ‘Dopo di noi’ aiuta, naturalmente, con opportunità e strutture che permettono di trovare la soluzione migliore, più adeguata e dignitosa. Ed evitare che una persona affetta da sindrome di Down, magari giovanissima, finisca in una casa famiglia quando perde i genitori e gli altri parenti che possono occuparsi di lei. Ad oggi, purtroppo, accade. Mentre altrove ci sono già delle case per i disabili dove, assistiti da operatori e associazioni, tuttavia possono vivere da soli grazie alla conquistata autonomia. r.i.

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