L’idillio finisce a Pontida, o forse a San Salvo. Al rientro in Molise le questioni locali portano la capogruppo della Lega in Consiglio regionale Aida Romagnuolo a mettere i puntini sulle ‘i’.
La chiusura dei punti di primo intervento al Ss Rosario e al Vietri – annunciata in conferenza stampa venerdì dal governatore Toma e dal dg dell’Asrem Sosto – non va giù a Romagnuolo. «Chiudere il Pronto soccorso di Larino e Venafro – dice – «è come portare il sangue a Dracula».
Quindi, la consigliera che è anche coordinatrice provinciale di Campobasso del Carroccio, dichiara la decisa contrarietà del partito alla decisione. «Posizione politica, questa, che dichiaro con la massima serietà, convinzione e sincerità dal momento che chiuderli è come portare il sangue a Dracula. Ritengo, pertanto, che dal mio stupore ne consegua invece a breve un provvedimento teso a un serio ripensamento su quella ingrata decisione, considerato che quella mutevole offerta di servizio sanitaria, offende e penalizza i cittadini molisani».
Sul palco di Pontida sono apparsi sorridenti, tante le foto con il governatore del Molise. «Ho dato piena fiducia al presidente Toma, cosa che continuerò a fare ma, come capogruppo della Lega alla Regione voglio essere informata e soprattutto essere coinvolta sulle scelte politiche che toccano direttamente e in prima persona i cittadini, innanzitutto la loro salute che rappresenta il bene primario di ogni persona, desidero quindi che il nostro coinvolgimento avvenga in ambito politico e non tramite gli organi di stampa», aggiunge Romagnuolo.
A Toma chiede di rivedere la decisione. «Sono invece d’accordo – ancora le sue parole – con chi vede insieme i sindaci, l’ordine dei medici, i rappresentanti sindacali e tutti i consiglieri regionali della maggioranza e della minoranza, a studiare una ipotesi che invece rafforzi tutti i Pronto soccorso dei sei ospedali molisani. È questo il cambiamento che i molisani si aspettano da noi, non l’assordante silenzio di chi invece oggi dovrebbe difendere il proprio territorio, o di chi come Sosto, invece di dare quei consigli, dovrebbe trovare – conclude – la soluzione per riportare il paziente da lui ridotto in quelle condizioni, dalla rianimazione in corsia».
Di decisione calata dall’alto e di conseguente sconcerto parla il Forum per la difesa della sanità pubblica. «C’è continuità con quanto già accaduto in precedenza e non si tiene conto che la chiusura dei Pronto soccorso, prevede alternative inefficaci e inefficienti in territori dotati di una viabilità da terzo mondo, in continuo peggioramento e avviene senza aver neppure rinforzato i presidi ospedalieri più vicini, ma in ogni caso con dei tempi di percorrenza maggiori. Un ennesimo colpo – accusano dal Forum chiamando i cittadini alla mobilitazione – inferto al diritto alle cure, sancito dall’articolo 32 della Costituzione e che nei casi dell’emergenza-urgenza può fare la differenza tra la vita e la morte del paziente. Prosegue in questo modo il processo di smantellamento della sanità pubblica a vantaggio del privato e anche il depauperamento delle risorse regionali, che andranno ad incrementare la mobilità passiva, già alta, perché nelle urgenze i pazienti confluiranno negli ospedali più vicini delle Regioni confinanti».

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