Ammesso che mai la chiusura fosse stata realmente sospesa, ieri a Venafro è arrivata la doccia gelata: il Punto di primo intervento resterà attivo fino al 15 luglio. Dal 16, quindi, non sarà più operativo e scatterà la fase 2, con il 118 “rinforzato”, ovvero con postazione medicalizzata.
Malgrado le polemiche, forse un po’ a scoppio ritardato, la chiusura del Punto di primo intervento era non solo “annunciata” bensì scritta nero su bianco e a caratteri cubitali negli atti ufficiali.
In particolare il famigerato Programma operativo straordinario 2015-2018, licenziato dalla presidenza del consiglio dei ministri il 3 agosto 2016, a pagina 73 – in merito alle reti di emergenza – recita testualmente: «Gli ospedali di Venafro e Larino saranno oggetto di riconversione in strutture territoriali senza accesso di pronto soccorso ma con l’attivazione temporanea di Ppi (Punti di primo intervento), fermo restando le indicazioni previste dal Dm 70/2015, per poi essere interamente gestite dal personale 118 attraverso le postazioni medicalizzate, già comunque attive».
Sia come sia, il sindaco Alfredo Ricci, forte anche delle iniziali “rassicurazioni” ricevute dal governatore Donato Toma, è tornato alla carica. «La questione delle urgenze deve rimanere una prorità per chiunque abbia un ruolo in questa vicenda, sia da pungolo come l’amministrazione comunale che amministrativo proprio di chi emana gli atti. Io da sindaco raccolgo le preoccupazioni dei cittadini e le faccio mie. È vero che la chiusura del Punto di primo intervento era prevista, ma ora la questione centrale è non si è capito cosa si farà in alternativa».
Quindi, Ricci ha sottolineato come «si deve partire dall’inizio, e cioè dal garantire le urgenze, e non dalla fine, cioè con la disposizione della chiusura del Ppi. Per quanto riguarda la mia amministrazione il Punto non deve chiudere ma deve assolutamente rimanere aperto e attivo finché non si chiarisce bene come si farà fronte alle urgenze».
Il sindaco poi ha avanzato un’altra questione: «Chi di dovere si è chiesto come farà il pronto soccorso di Isernia a far fronte anche all’ulteriore afflusso di pazienti? La strada non è quella giusta!».
Il primo cittadino in settimana incontrerà il governatore Donato Toma: con lui ci sarà anche il comitato Ss Rosario con il quale Ricci, da legale, ha condiviso tutte le battaglie portate avanti nel corso degli anni.
Al vertice con il presidente della Regione, il sindaco sottolineerà come «ciò che resta del Ss Rosario ha trovato un già difficile equilibrio, grazie anche alle sentenze amministrative ottenute; ora se non si analizza bene l’alternativa, la chiusura comporterà seri problemi a livello locale…».
Alfredo Ricci, pertanto, è tornato a chiedere una moratoria sulla chiusura del Ppi: «Ci troviamo in un delicato periodo di “interregno” perché ancora non c’è il nuovo commissario ad acta. E questo impone ancora di più di aspettare prima di assumere decisioni così rilevanti». Insomma, la “dead line” è a metà mese. C’è solo una settimana per evitare che il Pos 2015-2018 esplichi i suoi effetti. Nel frattempo, Venafro spera sempre che il Parlamento trovi la forza per modificare l’articolo 34 bis del decreto legge convertito in legge numero 50 del 2017, che poi sarebbe l’origine dei problemi in quanto il Programma operativo straordinario è diventato sostanzialmente legge dello Stato e non impugnabile in sede di giustizia amministrativa. Un cambio in questo senso sarebbe pertanto necessario per intervenire e fermare la chiusura del Ppi. Ma il tempo stringe e la missione appare ormai impossibile.

5 Stelle al lavoro per rivedere il decreto Balduzzi: salvaguardare la peculiarità dei territori

Sale la protesta a Venafro per la sospensione del Punto di primo intervento che scatterebbe a stretto giro di posta come conseguenza del Pos 2015/2018. Su questi aspetti starebbero lavorando i parlamentari dei 5 Stelle, dopo le richieste avanzate nell’incontro pubblico di qualche giorno fa dal sindaco di Venafro Alfredo Ricci. «Come abbiamo già assicurato al sindaco Ricci- argomenta il consigliere regionale Vittorio Nola- i nostri parlamentari stanno lavorando per venire a capo di una situazione complicata, anche se il governatore Toma, secondo me, poteva aspettare e fare una moratoria prima di rendere operativo il Pos».
In commissione Sanità alla Camera stanno, come detto, lavorando gli onorevoli grillini Di Marzio e Federico, per dirimere la questione e rendere edotta la ministra alla Sanità Grillo sulle conseguenze drammatiche del decreto Balduzzi su territori come quello molisano. Il deputato Antonio Federico è all’opera per venire a capo di una intricata vicenda e annuncia a Primo Piano Molise le sue mosse. «Intanto dobbiamo spingere perché venga nominato il commissario ad acta e sapere così chi sarà al timone della sanità molisana, con la speranza che ci sia una nomina sganciata dalla politica per non ripetere gli errori del passato. Può essere anche il governatore Toma a ricoprire questa carica, ma se sarà così saremo attenti perché certe storture tra sanità pubblica e privata in Molise non abbiano a ripetersi».
E sulla richiesta avanzata dal sindaco di Venafro Alfredo Ricci circa la modifica da apportare all’articolo 34 bis, Federico annuncia che la questione è più ampia e va affrontata in sede legislativa: «Occorre intervenire sul decreto ministeriale 70 (decreto Balduzzi) prima di tutto, occorre rivederlo perché va salvaguardata la peculiarità dei territori. Non possiamo applicare norme valide tanto per città metropolitane come Milano, Napoli quanto per centri più piccoli come Agnone, Venafro, Larino. Stare attenti all’extra budget per i privati. Poi occorre intervenire legislativamente perché, in alcune parti, il famigerato articolo 34 bis contrasta con il decreto Balduzzi. Stiamo lavorando seriamente su queste problematiche che riguardano la salute dei nostri cittadini». Su questo fronte è impegnato, come detto, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Vittorio Nola che sostiene per così dire la tesi del sindaco di Venafro Alfredo Ricci che è per l’abrogazione dell’articolo 34 bis del decreto legge convertito nella legge 50 del 2017, per «riportare il Piano operativo nell’alveo di un atto amministrativo» e per questo impugnabile al Tar.

Marco Fusco

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