Se non fosse stato per il no fermo del Presidente Mattarella, l’Italia oggi avrebbe un ministro dell’Economia indagato per usura bancaria. E la spendibilità della notizia, in un sistema dell’informazione che quando racconta la politica predilige sempre più il paradosso o il gossip, ne guadagnerebbe: resterebbe ‘top news’ per almeno due giorni.
Paolo Savona non è a via XX Settembre per le sue posizioni contrarie all’euro. È ministro degli Affari europei. Il prof gradito alla Lega, ma che i 5 Stelle su questa vicenda blindano in poche ore, è finito nel registro degli indagati della Procura di Campobasso insieme ad altri nomi eccellenti – come Federico Ghizzoni, Alessandro Profumo, oggi amministratore delegato di Leonardo, e Fabio Gallia, amministratore delegato e direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti – in seguito alla denuncia della società Engineering di Pietro e Angelo Santoro (quest’ultimo ai vertici dell’Aniem dopo essere stato presidente Acem negli anni scorsi).
La denuncia, comprensiva di una consulenza tecnica, è stata presentata a giugno 2017. I fatti fra il 2005 e il 2013. Secondo i legali rappresentanti, l’impresa Engineering – che ha realizzato parchi eolici in Molise, Puglia e nella provincia di Benevento – avrebbe subito, su propri conti correnti e anticipi fatture, l’applicazione di tassi usurai. Dopo la denuncia il pm Rossana Venditti ha nominato un suo consulente iscrivendo il 19 gennaio 2018 nel registro degli indagati 23 persone, tra vertici e manager dell’istituto di credito. Rilevato, dunque, che il 19 luglio sarebbe scaduto il termine di sei mesi dall’iscrizione nel registro degli indagati e che entro questo termine le indagini preliminari non si sarebbero concluse, il pubblico ministero ha chiesto al gip la proroga di sei mesi.
Naturalmente, la notizia conquista una formidabile ribalta nazionale appena battuta dall’agenzia Ansa. Talk show del mattino ed edizioni online delle ammiraglie della carta stampata la trattano come ‘breaking news’.
Fonti vicine a Savona riferiscono che all’epoca dei fatti contestati dalla Procura molisana, il ministro agli Affari europei era ai vertici della Banca di Roma, oggi Unicredit, e «non aveva competenza sui tassi di interesse». A TgCom24 il sottosegretario M5S Buffagni osserva che «Savona è un ministro importante del nostro governo: aspettiamo di capire di cosa si tratta. Nel contratto di governo abbiamo già previsto fattispecie di questo tipo: ministri eventualmente coinvolti devono informare tutto il Cdm e anche il Paese per fare valutazioni di merito». Poi corregge leggermente il tiro: «Io sono il più garantista nel M5S. È necessario aspettare, non urlare a facili allarmismi. Chi sbaglia paga, non creiamo un giacobinismo inutile. Il codice etico lo abbiamo e lo rispettiamo». Corregge il giusto per evitare di beccarsi il titolo ‘Di Maio smentisce Buffagni’. Il vicepresidente del Consiglio e capo politico dei 5 Stelle, infatti, nel primo pomeriggio taglia corto: il ministro Paolo Savona deve dimettersi? «È un’indagine che già conoscevamo», risponde al Fattoquotidiano.it. Aggiunge più tardi che l’indagine «è un atto dovuto nei suoi confronti quando era all’Unicredit: detto questo, come sempre, se conoscevamo già un’indagine e abbiamo scelto Savona, si va avanti».
Più tardi l’altro vicepremier Matteo Salvini commenta: «La giustizia faccia velocemente il suo corso». Al termine di una riunione del consiglio federale della Lega in via Bellerio aggiunge: «Vi sembra uno che ha la faccia da usuraio? Va bene tutto, oltre ad avere tanti difetti è uno di quelli che stimo di più. Spero che la giustizia faccia velocemente il suo corso perché penso che Paolo Savona sia una delle persone più pulite, corrette e oneste di questo Paese».
Abbastanza inaspettata la sponda che arriva già in mattinata da sinistra. «È strumentale e ridicola la richiesta di dimissioni del ministro Savona», così il deputato di Leu Stefano Fassina a ‘L’Aria che tira’ su La 7. «Innanzitutto, è un’indagine, non una condanna. Secondo, è un atto dovuto rivolto a tutti i vertici di Unicredit dal 2005. È evidente che l’usura va combattuta senza se e senza ma, va corretta la legge, va rafforzata la vigilanza, va perseguito chi sfrutta cittadini e imprese. Ma stop sciacallaggio politico. L’incoerenza del M5S non mi interessa».
«Nessun amministratore, come nessun dirigente, dice alla mattina che tasso la banca debba applicare, come molti – anche giudici – credono». A parlare, in questo caso, è il presidente di Assopopolari Corrado Sforza Fogliani. «Il cosiddetto tasso usuraio è il frutto di complessi calcoli che colgono sempre di sorpresa banchieri e bancari, sempre a posteriori, senza nessun elemento intenzionale. Nessuna nazione al mondo ha una legge come la nostra. Una barbarie che se fosse a carico di un’altra categoria, sarebbe sulle prime pagine dei quotidiani. Non lo è in un Paese come il nostro che si vuole dire la passo con i tempi ed usa invece procedure medievali solo per compiacere e ingannare chi vuole essere ingannato».
r.i.

Un Commento

  1. Michele Rocco scrive:

    Noi siamo piccoli e molto marginali rispetto a ciò che succede in Italia. Ogni tanto abbiamo bisogno di “gloriaci” ricercando “forzatamente” qualche avvenimento che, in qualche modo, ci lega alle vicende nazionali.

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