Il caso della nave Diciotti, che sta tenendo con il fiato sospeso le diplomazie di mezzo mondo, da qualche ora vede coinvolto anche il Molise. È stato infatti presentato un ricorso urgente al Tar di Catania dai legali di Campobasso Salvatore e Giuliano Di Pardo.
A loro si sono rivolte alcune Ong, in particolare, Alterego-Fabbrica dei diritti, K-Alma e il movimento LasciateCIEntrare.
Secondo i due noti avvocati amministrativisti, la decisione presa dal ministro dell’Interno, ovvero, di trattenere a bordo e non autorizzare lo sbarco di 150 persone, sarebbe illegittima perché i migranti si troverebbero già in territorio nazionale e al momento non si conoscono gli atti formali che impedirebbero lo sbarco. Secondo i Di Pardo non si rintraccerebbero neanche le competenze delle decisioni al di là della indagine penale che è appunto contro ignoti.
I due legali hanno riferito all’Ansa che nelle prossime ore il presidente del Tar Catania potrebbe pronunciarsi sul ricorso contro il provvedimento con cui Salvini, «violando tutte le procedure operative standard previste dalla vigente normativa impedisce lo sbarco dei migranti presenti sulla nave Diciotti. In realtà – spiegano Salvatore e Giuliano Di Pardo – tale provvedimento non è noto nei suoi contenuti, ma ne sono chiari gli effetti, atteso che di fatto i migranti risultano trattenuti sulla nave della Marina militare italiana. In realtà non ne è chiaro il motivo, atteso che gli stessi non sono clandestini poiché sono stati imbarcati dalla nave militare italiana in acque di competenza maltese. A seguito del ricorso comunque il Ministero dovrà difendersi e costituirsi in giudizio, producendo il provvedimento di cui peraltro è stata chiesta l’esibizione dinanzi al giudice amministrativo».
Ciò, ragionano i legali, agevolerà anche i magistrati della Procura che per capire chi ha assunto il provvedimento e cosa in tale provvedimento sia scritto sono partiti da Catania per raggiungere la sede del Ministero a Roma e interrogare i funzionari del Viminale.
L’odissea per i migranti soccorsi dalla nave Diciotti è cominciata il 16 agosto. Dopo il rifiuto delle autorità maltesi allo sbarco e dopo diversi giorni di navigazione in mare, il 20 agosto il ministero dei Trasporti autorizza l’approdo della nave presso il porto di Catania. Ma il Viminale non autorizza lo sbarco dei 177 migranti a bordo.
Il 22 agosto dall’Interno arriva il via libera per far scendere solo i 27 minori. Ieri pomeriggio, dopo un’ispezione eseguita dai medici a bordo, la decisione di sbarcare altre 17 persone per ragioni sanitarie. Giù dalla Diciotti 11 donne e sei eritrei (cinque donne non sono scese per restare con i parenti). Al gruppo appartengono anche tre uomini che saranno ricoverati al Garibaldi di Catania per sospetta tubercolosi e due che sarebbero affetti da polmonite.
Ma non è escluso che sul caso potrebbe essere scritta la parola fine. Il ministro Salvini, come lui stesso ha affermato nel corso di una trasmissione radio Rai, sta «valutando la possibilità di fare procedure di identificazione e riconoscimento per individuare profughi veri, che sono la minoranza, dai finti profughi prima ancora che le persone sbarchino».
Il ministro pensa dunque di eseguire sulla nave le verifiche che normalmente richiedono molto tempo nei centri di identificazione. Per poi procedere presumibilmente al rimpatrio di coloro che non dovessero godere del diritto di ospitalità in Italia.
«Il trattenimento di 150 persone che, pur trovandosi in territorio italiano, sono private della loro libertà senza alcun valido motivo – dichiarano le associazioni LasciateCIEentrare e Alterego-Fabbrica dei Diritti – risulta non più tollerabile. Il ministro dell’Interno Salvini e il governo stanno adottando dei provvedimenti che violano i più basilari diritti umani e le norme internazionali e nazionali, mettendo a rischio la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Non si può accettare, infatti, che degli esseri umani vengano utilizzati come merce di scambio e diventino degli ostaggi utilizzati per finalità di politica internazionale; non si può accettare che le nostre istituzioni agiscano in sfregio dello Stato di diritto». Per questo, le due associazioni, assistite dagli avvocati Salvatore e
Giuliano Di Pardo, hanno deciso di depositare un ricorso indirizzato al presidente del Tar Sicilia, in cui «chiediamo un’assunzione di responsabilità da parte dell’autorità giudiziaria, nel porre fine all’illegittimo trattenimento dei migranti sulla nave Diciotti».
Le associazioni Alterego-Fabbrica dei Diritti e LasciateCIEntrare richiedono l’immediato rilascio dei 150 migranti “ostaggi” del ministero dell’Interno e del governo italiano, «reo di violare la Costituzione Italiana, le Convenzioni internazionali e qualsiasi principio di dignità umana».
«La situazione attuale – scrivono tra l’altro nel ricorso Salvatore e Giuliano Di Pardo – è produttiva di un danno gravissimo e assolutamente irreparabile sia dal punto di vista della lesione della dignità e della salute e, addirittura, della stessa vita dei naufraghi, sottoposti ad oggi a un trattamento inumano e degradante. Tale situazione impedisce non solo agli stessi naufraghi di avere accesso alla difesa per poter tutelare i propri diritti, ma impedisce comunque di poter ottenere con gli ordinari mezzi negli ordinari tempi del processo amministrativo un provvedimento utile a tutelare la sopravvivenza dei naufraghi stessi, per i quali nelle prossime ore potrebbero determinarsi eventi irreparabili. Per converso – ancora i legali Di Pardo – il temporaneo sbarco non comporterebbe alcun problema e alcun danno per la collettività, né per l’ordine pubblico, né per la sicurezza nazionale. La nave è da tempo ferma al porto e la macchina organizzativa è sicuramente in grado di gestire, in tutta sicurezza, le operazioni di sbarco secondo il protocollo normalmente eseguito. Peraltro a riprova di ciò vi è la circostanza che la medesima operazione di sbarco è stata autorizzata e gestita per i minori, a seguito della richiesta della Procura della Repubblica e del Garante dell’infanzia. Non si comprende, quindi, la ragione per cui sia possibile lo sbarco dei minori non accompagnati e invece non debba essere possibile lo sbarco degli adulti».
ppm

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