Cinquecento studenti al giorno nei Centri di Ricerca dell’Irccs Neuromed di Pozzilli e Neurobiotech di Caserta per un totale di duemila ragazzi che dal lunedì al giovedì sono entrati nei laboratori scoprendo, insieme ai ricercatori, la meraviglia della scienza. Giornate dedicate alla ricerca in ambito medico e tecnologico che ha visto una conclusione altrettanto seguita.
L’apertura ufficiale della “Notte europea dei ricercatori” promossa dall’Irccs Neuromed e dalla Fondazione è avvenuta venerdì pomeriggio nel Centro ricerche di Pozzilli, preceduta dal convegno “Investire nei giovani ricercatori per disegnare il futuro dell’Europa”. Un momento quest’ultimo che ha visto confrontarsi i beneficiari delle “Borse Marie Curie”, finanziamenti cioè a quei giovani ricercatori che portano avanti studi riconosciuti dall’Unione europea particolarmente innovativi.
La ricerca è il motore dello sviluppo, per tutti i Paesi europei, ma la ricerca si basa sui giovani. Puntare su di loro rappresenta il più grande investimento che una società moderna possa fare. Collegati in streaming i 26 Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione e, come annunciato, il collegamento d’eccezione con il Museo della Scienza di Milano, dove l’evento Back to the future – Brain in the space, della Fondazione Carlo Besta, ha salutato il meeting di Pozzilli, con la partecipazione dell’astronauta Maurizio Cheli.
Al termine del simposio, l’apertura dei laboratori al pubblico che numeroso ha partecipato con entusiasmo alle tante attività ideate proprio dai ricercatori Neuromed. Una visita allietata a fine serata dall’allegria del “Pub med”, dalla musica dei “Paipers”, dal cibo mediterraneo del “Science dinner” e dallo spettacolo “Led Show – Illuminiamo la ricerca”.
«La Fondazione Neuromed – ha detto il presidente Mario Pietracupa – da sempre promuove il dialogo tra società e mondo scientifico. Crediamo che l’unico modo per dare il nostro contributo alla crescita culturale della società sia rappresentato da ciò che abbiamo fatto nel corso di questa settimana con gli studenti e oggi con le tante famiglie che ci hanno onorato della loro presenza. Partendo dalla conoscenza e dalla corretta informazione diventa anche più facile bloccare i messaggi scorretti senza fondamento scientifico, le cosiddette fake news e non solo, che possono turbare la vita quotidiana di tutti noi producendo anche danni irreversibili. L’esperienza del progetto B-Future è stata unica, straordinaria, – ha continuato Pietracupa – e ha previsto il coinvolgimento di tantissimi: dai ricercatori, agli operatori culturali, oltre agli studenti a cui riconosciamo attenzione e interesse. A tutti loro va un sincero ringraziamento per il contributo offerto a una società che, per migliorarsi sempre, ha la necessità di verità, di certezze e di ‘cultura’. Il nostro impegno è rivolto a raggiungere questo obiettivo».
La “Notte europea dei ricercatori” targata Neuromed si è conclusa ieri a Caserta, nella storica cornice del Complesso monumentale di San Leucio, “Le fake news in medicina: una patologia dell’informazione”. Temi del convegno l’evoluzione e le dinamiche del fenomeno disinformazione in campo scientifico, soprattutto medico, interrogandosi su come le nuove tecnologie possano mantenere la loro promessa originaria: un empowering dei cittadini e dei pazienti verso una società le cui decisioni siano basate sulle evidenze.
«L’evento di ieri, come tutta l’iniziativa “Notte europea dei ricercatori”, è sponsorizzato dalla Commissione europea e il Neuromed, con il suo progetto, è un punto di riferimento in Italia per tutte le altre manifestazioni collegate – ha affermato il direttore scientifico dell’Irccs Neuromed, il professor Luigi Frati -. La ricerca scientifica procede con i suoi canali di comunicazione sulle riviste scientifiche e poi ci sono i grandi media. Questi ultimi devono comunicare con il mondo scientifico al fine di garantire al cittadino un’informazione corretta sulle ricerche in corso e sulle implicazioni cliniche. In tale ambito spesso si creano false speranze a cui i cittadini credono. Annunci che non servono a nulla, ai quali purtroppo seguono gravi conseguenze per la salute pubblica.
L’informazione dunque, che sia positiva o negativa, va data sempre seguendo un correttezza etica e di fonte. Su questo Neuromed fa pro-scienza, è ricerca che guida la nostra attività e l’attività dei nostri clinici. Una garanzia per chi viene nelle nostre strutture perché sa, come per tutta la rete degli Irccs, che è la verità scientifica a contare perché è quella che può dare un vantaggio reale al cittadino».
«Oggi non possiamo di certo pronunciare una parola definitiva sulle fake news, non possiamo bloccarle definitivamente perché ci troviamo di fronte a un virus mutante – ha detto Marco Merola, giornalista scientifico, nel corso dell’incontro di Caserta -. Il loro successo dipende da due condizioni: una limitata capacità di attenzione da parte di chi legge e un sovraccarico di informazioni distorte e false che raggiungono il 50% della popolazione. Sicuramente uno degli strumenti più incisivi per arginare tale fenomeno è rappresentato dall’investimento in comunicazione. Sono necessari veri staff di comunicatori nei centri di ricerca, persone che conoscono tecniche e linguaggio».
Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Irccs Mario Negri, citando Hilary Clinton sulla comunicazione e la politica nei confronti della scienza ha dichiarato: «anche i ricercatori devono fare la loro parte esponendosi in prima persona».
Anche la ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo ha voluto salutare il meeting di Caserta. Nel videomessaggio proiettato in sala la professoressa ha sottolineato «la centralità di un impegno condiviso tra mondo scientifico, istituzioni e società civile, per arginare il pericolo delle fake news».
Il giornalista del Corriere della Sera, Mario Pappagallo ha approfondito, infine, il ruolo del giornalista scientifico: «Oggi c’è bisogno di ripristinate il corretto rapporto tra i cittadini e i giornalisti – ha detto Pappagallo -. Il giornalista scientifico ricopre un ruolo cruciale nel complesso dialogo tra scienza e società».

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