Il Molise è la regione in cui le donne sopravvivono più a lungo agli uomini: la speranza di vita è pari a 5.2 anni in più. Ma è anche la terra in cui, più che il fumo e l’alcol, sullo star bene influisce negativamente la sedentarietà. Una delle aree italiane, prevalentemente situate al Sud, caratterizzate dalla presenza di malattie croniche. Elemento, questo, molto indagato da chi si occupa di programmazione sanitaria per costruire un modello di gestione dei servizi che sia il più possibile efficace. E che emerge anche dal report dell’Istat che fa il punto sul decennio 2005-2015, un range temporale significativo perché caratterizzato dalla crisi economica. Il dossier quindi fotografa anche le conseguenze della recessione sulla salute dei cittadini.
Lo studio della compresenza di malattie croniche in uno stesso individuo – sottolinea l’Istat – costituisce un importante tassello sia in termini di conoscenza più dettagliata dello stato di salute di un territorio che in termini di ricadute sul sistema sanitario, chiamato a fornire cure e assistenza secondo un approccio multidisciplinare e complesso, sempre più importante quanto più avanza l’età della popolazione. Con la locuzione malattie croniche si intende cardiopatie, ictus, tumore, diabete, malattie mentali, disturbi muscolo-scheletrici e dell’apparato gastrointestinale. Evolvono progressivamente, non guariscono e chi ne è affetto ha bisogno di assistenza prolungata. Rappresentano la principale causa di morte e di invalidità della popolazione mondiale. Per questi motivi l’Oms riconosce la prevenzione e il controllo delle malattie croniche come una priorità di salute pubblica.
In Italia nel biennio 2014-2015 circa 20 residenti su 100 sono affetti da due o più malattie croniche gravi. La Lombardia e la Toscana si differenziano in positivo dalla media nazionale rispettivamente con circa 16 e 17 persone su 100 che dichiarano di soffrire di almeno due malattie croniche. Le peggiori condizioni di salute emergono invece in Calabria (24,4%) e Sardegna (23,6) immediatamente seguite da Sicilia e Campania che si attestano intorno a 22 abitanti su cento che dichiarano una condizione di multimorbosità. Il dato molisano è di 20 su 100.
Secondo solo alla Campania (51.5%), in Molise il 51.1% della popolazione presenta eccesso di peso. Secondo a nessuno, invece, per mobilità sanitaria passiva. È infatti la regione in cui i residenti hanno la propensione più elevata a curarsi in strutture ubicate fuori regione che riguarda circa 24 casi su 100.
Al secondo posto la Basilicata con quasi 23 dimissioni su 100, poi la Calabria con 20,5% e la Valle d’Aosta con 16,5% (l’unica del Nord a fruire dei presidi extraregionali). Il Molise è anche campione di mobilità attiva tanto che è l’unica regione del Sud a presentare un saldo decisamente negativo. Ma quella è un’altra storia.
Si vive più a lungo, anche questo è noto, ma come si vive?
L’Istat ha classificato la speranza di vita in buona salute. In Italia, nel 2013, un nuovo nato può contare di vivere almeno 59.2 anni di vita in buona salute se maschio – in Molise il dato è 58.1 – e 57.3 se femmina (in Molise 57), valori inferiori alla media europea, rispettivamente di 2 e di 4 anni.
Vacilla così il primato conquistato con l’aspettativa di vita alla nascita che contraddistingue la quasi totalità delle regioni italiane rispetto alla media europea, con il genere femminile che sconta le peggiori condizioni di salute.
r.i.

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