La transumanza, tradizionale migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è patrimonio dell’umanità.
Il comitato intergovernativo dell’Unesco riunito a Bogotà l’ha iscritta all’unanimità nella lista del patrimonio culturale. La transumanza come l’opera dei pupi, la dieta mediterranea, l’arte dei pizzaiuoli napoletani, le macchine a spalla per la processione. Questi alcuni dei tesori italiani che l’Unesco già tutela.
Il riconoscimento riguarda tutta l’Italia. Ma tra le comunità indicate nel dossier come luoghi simbolici ci sono Amatrice (da cui è partita la candidatura dopo il devastante terremoto), Frosolone, Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi, Lacedonia in alta Irpinia in Campania, San Marco in Lamis e Volturara Appula insieme a territori di Lombardia, Val Senales in Trentino Alto Adige, e Basilicata. I pastori transumanti, sottolinea il dossier di candidatura, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti.
«Siamo fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana», ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova ringraziando tutti quelli «che con il loro impegno hanno reso possibile un risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare il proprio patrimonio agroalimentare, i paesaggi rurali, le tradizioni e il nostro saper fare». Il suo collega dell’Ambiente Sergio Costa ha sottolineato che «questo risultato che riconosce e premia il lavoro svolto dal mio capo di gabinetto, il professor Pier Luigi Petrillo, autore del dossier, e dall’ambasciatore d’Italia all’Unesco Massimo Riccardo, che ringrazio per l’impegno profuso nel negoziato internazionale fino alla fine». Col decreto clima, ha poi rimarcato, sono stati istituiti i ‘caschi verdi per l’ambiente’, «task force di esperti mondiali con il compito di salvaguardare e promuovere proprio i valori naturalistici dei siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità».
Per Coldiretti Molise, il bollino Unesco «certifica il valore della tradizionale migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano dalla pianura alla montagna, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi, con viaggi di giorni e soste in luoghi prestabiliti, noti come stazioni di posta. Un riconoscimento importante che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il “gregge Italia” sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali».
Commenta soddisfatto il presidente della Regione Donato Toma: «Un riconoscimento tanto atteso quanto meritato», evidenzia. «Un risultato lodevole per quanti, con sacrificio, perseveranza e grande determinazione hanno portato avanti, negli anni, questa bellissima tradizione. Congratulazioni alla famiglia Colantuono – conclude – e ad Asvir Moligal per il prestigioso obiettivo raggiunto». L’assessore regionale al Turismo Vincenzo Cotugno parla di «risultato straordinario che riconosce come un bene dell’umanità l’antica tradizione pastorale che rappresenta uno spaccato importante dell’identità del Molise». Un traguardo che «premia l’aver fatto squadra tra istituzioni locali e partner internazionali. Dal 16 giugno 2017, quando Molise, Puglia e Abruzzo, firmarono un accordo per la valorizzazione dei tratturi, possiamo dire sia partita la candidatura ufficiale».
Sulle strade della transumanza scommette in maniera imponente il Cis Molise, che ha finanziato il progetto di valorizzazione dei tratturi con circa 130 milioni di euro. Il riconoscimento Unesco può mettere le ali all’iniziativa.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.