Ci sono voluti anni e due tornate elettorali che potevano essere sfruttare, ma che sono trascorse invano per dire che a Sessano si dovrà votare di nuovo. La decisione l’ha presa il Consiglio di Stato dopo aver ricevuto un sudato parere dalla Corte costituzionale. Per i giudici il riconteggio del quorum, escludendo i votanti all’estero dalla percentuale, non può essere applicato. Per Gabriella Petrollini, allora candidata alla carica di sindaco e anche firmataria del ricorso, le porte del Comune si chiudono definitivamente, in attesa della nuova tornata elettorale. Le puntate precedenti sono semplici, anche se lunghe. A Sessano del Molise s’è votato per il rinnovo del consiglio comunale. L’unica lista che si presenta è quella capeggiata proprio da Gabriella Petrollini che, senza altri contendenti, doveva solo superare la soglia del 50% dei votanti da far recare alle urne. Questa percentuale sarebbe stata raggiunta in paese ma, conteggiando anche i votanti all’estero, il limite del 50% si è allontanato irrimediabilmente. La Petrollini, insieme a un altro dei componenti della lista (D’Ippolito), ha presentato ricorso al Tar e successivamente al Consiglio di Stato. Il secondo grado per arrivare alla decisione ha chiesto un parere alla Consulta. L’obiettivo era capire se fosse stato possibile escludere o meno i votanti all’estero dalla conta di quelli che si sono recati alle urne. E quindi convalidare la vittoria dell’unica lista in campo. Una decisione lunga (depositata mercoledì), tanto che Sessano è stata esclusa dalla tornata delle Amministrative degli ultimi due anni. Nel frattempo si sono avvicendati i commissari prefettizi che hanno retto il paese finora. A Sessano del Molise c’erano 1.186 elettori: votarono appena 368; però gli iscritti all’estero erano ben 495, cioè oltre il 40% del corpo elettorale. La Corte, con un certo slalom argomentativo, ha ritenuto irragionevole sì, ma non tanto da decretarne l’incostituzionalità, la disposizione, e l’ha quindi salvata. Ha pure fatto capire che il legislatore potrebbe rivedere la norma. In effetti, condizionare un esito elettorale alla presenza al voto di teorici cittadini, che ben difficilmente vengono a esprimere il loro suffragio amministrativo, pare fuori luogo. Nel frattempo la prossima settimana la commissione Affari costituzionali del Senato sarà impegnata a chiudere la riforma elettorale (il termine massimo è martedì 13). Vi sono emendamenti anche per il voto estero. Per i giudici, la questione è “non fondata in base ai parametri dichiarati”. I motivi sono semplici: “Nell’operare il bilanciamento del diritto elettorale degli abitanti con quello dei cittadini residenti all’estero, tra le due soluzioni possibili – quella di garantire con pienezza il diritto dei non residenti iscritti all’AIRE alla appartenenza al corpo elettorale locale sì da concorrere al calcolo del quorum per la validità delle elezioni in condizioni di perfetta parità con i cittadini residenti, e quella di assicurare ampia ed incondizionata garanzia ai diritti politici di questi ultimi – il legislatore del 2000 ha optato per la prima soluzione, emanando la norma la cui legittimità costituzionale è revocata in dubbio con l’ordinanza di rimessione”.

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