Esattamente un anno fa era al fianco degli autisti e dei sindacati per far sentire la sua voce contro i tagli al trasporto pubblico. A distanza di 12 mesi don Mario De Libero – il ‘parroco d’assalto’ come lo chiamano affettuosamente i residenti del Cep – è di nuovo in trincea perché, purtroppo, la situazione in città, soprattutto nel suo quartiere, non è affatto migliorata. Come ogni estate, infatti, le corse degli autobus sono state drasticamente ridotte e a rimetterci sono le fasce più deboli.
«Quando termina l’anno scolastico per noi iniziano i problemi», lamenta il parroco 90enne. «Forse pensano che quando chiudono le scuole noi anziani smettiamo di uscire, fare commissioni – dice sorridendo – ma noi dobbiamo comunque spostarci, come fanno a non capirlo?», la provocazione rivolta a Comune e Seac. «Io non so di chi siano le responsabilità, ma i cittadini non possono pagare lo scotto di una battaglia legale tra il Comune e la società di trasporti».
Il riferimento è al pronunciamento del Tar che la scorsa settimana ha dato ragione alla Seac annullando il bando ponte pubblicato dall’amministrazione. Sta di fatto che, al di là della guerra a colpi di ricorsi, i quartieri periferici della città non possono usufruire di un servizio essenziale: «Va bene tagliare le corse nel periodo estivo – incalza don Mario – ma non è possibile farlo in maniera indiscriminata. Qui al quartiere Cep l’Uno rosso passa fino alle 13.45, nel pomeriggio non c’è più nulla, mentre d’inverso sono previste ben dieci corse. Ci sentiamo completamente abbandonati. Sembra che il quartiere – aggiunge – sia stato dimenticato dall’amministrazione. Ora hanno pubblicato anche il bando per sistemare le strade, ma non sono previsti interventi qui».
A sposare la battaglia di don Mario c’è anche Franco Battista, sindacalista della Ugl: «Nei prossimi giorni avanzeremo la proposta a Comune e società di spostare alcune corse dalla mattina al pomeriggio. Gli anziani che quotidianamente sono costretti a prendere l’autobus per andare dal medico, per andare in farmacia o fare la spesa, non possono più tollerare questa situazione. Non è pensabile che nel periodo estivo, quando la colonnina di mercurio supera ampiamente i 30 gradi, una persona anziana debba muoversi a piedi. Il servizio va rivisto totalmente perché le periferie sono ghettizzate. Consideriamo, inoltre, che nella zona industriale e nel quartiere Cep ci sono anche molti centri di accoglienza, e dunque tanti migranti utilizzano l’autobus. È una zona che andrebbe servita in maniera più capillare, non si possono ridurre la corse. Noi siamo vicini ai pensionati ma anche ai lavoratori che utilizzano i mezzi pubblici. Ci sono centinaia di persone che lavorano in centro e che prendono l’autobus perché non possono permettersi di pagare giornalmente 7 o 8 euro per il ticket».
Il sindacalista solleva poi un’altra questione: «Se entro quest’anno il Comune non procede alla gara d’appalto (il bando di Palazzo San Giorgio da 23 milioni di euro per l’affidamento del trasporto pubblico è ancora ‘congelato’ e probabilmente verrà fatto ex novo, ndr) perderemo ulteriori finanziamenti dal governo centrale, circa 15mila euro, e dunque verranno tagliate altre corse. L’anno scorso siamo riusciti in extremis a salvare 8 autisti, ma a gennaio – l’allarme – rischiamo di perderne il doppio».
«Io vivo in questo quartiere da 30 anni – aggiunge don Mario – e la situazione nell’ultimo periodo è nettamente peggiorata. Non voglio tirare l’acqua al mio mulino, se potessi camminare andrei a piedi in centro. Ma non posso. E come me tantissime altre persone. Non chiediamo qualcosa che non ci spetta, noi paghiamo il biglietto e paghiamo le tasse, e non possiamo essere trattati come cittadini di serie b».

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