Il suo nome circola insistentemente da settimane come papabile candidato sindaco del centrodestra. Corrado Di Niro, imprenditore edile e presidente dell’Acem, incarnerebbe la figura ideale per riproporre anche a Campobasso il modello che ha permesso al centrodestra di conquistare Palazzo Vitale. Un modello però che ha già provocato qualche malumore all’interno della colazione: nei giorni scorsi i civici hanno detto a chiare lettere che la scelta del candidato sindaco deve ricadere su una figura politica, e non su ‘tecnici’, professionisti o uomini della società civile. Mentre i partiti e i movimenti proseguono nelle trattative e lavorano alla composizione delle liste, Di Niro non conferma né smentisce la volontà di scendere in campo alle amministrative di maggio. O almeno non direttamente. Da giorni però il numero uno dei costruttori edili sembra aver lanciato la sua candidatura sui social, con una serie di post e hashtag dietro cui si cela un vero e proprio programma elettorale. Al grido di “RiqualifichiAMOCampobasso” (slogan che precede ogni suo post) il presidente dell’Acem sta di fatto illustrando le proposte per rilanciare il capoluogo di regione: «Edilizia, commercio, agricoltura, artigianato – scrive – sono i settori su cui un Comune come Campobasso dovrebbe puntare per il rilancio dell’economia cittadina. Il Comune, seppur andrebbe gestito in maniera manageriale, è un ente amministrativo che ha il diritto-dovere verso i suoi cittadini di creare le condizioni affinché la domanda di lavoro aumenti. Il Comune deve creare le condizioni affinché ci sia lavoro sul territorio.
Mettere in rete le aziende agricole e quelle artigianali, favorendo spazi, come il rilancio del mercato coperto o i mercati rionali, dove i prodotti dell’agricoltore e dell’artigiano possano trovare con la vendita la chiusura del ciclo di produzione (dal produttore al consumatore).
Rilanciare il negozio sotto casa e le attività del centro cittadino e del borgo antico, zone per le quali occorre una politica di ripopolamento, (trovando il giusto equilibrio con le attività periferiche della città), anche attraverso il coinvolgimento delle imprese edili con progetti di housing sociale, ovvero attraverso il recupero di immobili disabitati per lungo tempo con l’inserimento di nuovi nuclei familiari dopo una ristrutturazione agevolata. Con l’housing sociale si possono creare anche progetti, destinati alle giovani coppie, per agevolare le formule contrattuali “dell’affitto/acquisto”, grazie alle quali si può acquistare casa con una maggiore serenità rispetto a un mutuo bancario».
E ancora: «Una città a misura di bambino: uno degli obiettivi cui dovrebbe tendere Campobasso. I parchi pubblici, ben tenuti, possono rappresentare un fondamentale luogo di incontro, favorendo il benessere psico-fisico, riqualificando il tessuto urbano e contribuendo all’integrazione dei bambini che giocano insieme. Le aree verdi possono essere inserite nell’offerta turistica del territorio.
Immagino il coinvolgimento di cittadini, istituzioni e associazioni per interventi condivisi su tutte le aree pubbliche, dove sono già presenti i parchi-giochi o su cui è possibile installarne altri, dal centro alle periferie. Attraverso una mappatura di quelli esistenti è possibile verificare gli interventi da effettuare (sostituzione giochi pericolanti e acquisto di nuovi, sistemazione area secondo le normative di sicurezza, installazione pavimento anticaduta), mentre con un censimento sul territorio si può verificare l’opportunità di creare nuovi parchi-giochi, in modo da assicurare in tutta la città punti di incontro e divertimento per bambini, genitori e nonni.
Il coinvolgimento generale potrebbe favorire anche il reperimento delle risorse da utilizzare, in modo che l’area-giochi pubblica diventi davvero di tutti e, perché no, in tale ottica potrebbe diventare, regolamentato dal Comune, anche un luogo temporaneamente privato dove ogni bambino avrebbe modo di festeggiare il proprio compleanno o la propria festa».
Insomma, un avviso chiaro alla coalizione di centrodestra e soprattutto ai campobassani chiamati alle urne.

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