Pienone venerdì scorso alla ex Gil di Campobasso nel corso dell’incontro dal titolo “Rigenerazione delle aree interne: modelli a confronto”, evento promosso da Cgil, Caritas e una rete di sindacati e associazioni che ha visto la partecipazione speciale del sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Tra queste c’era anche l’associazione Padre Giuseppe Tedeschi. Ad intervenire sul palco della sala Giovannitti a nome dell’associazione, nel corso del dibattito su nuovi modelli di integrazione per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni, c’era Anna Spina. Presente, inoltre, in sala tutto il gruppo di volontariato che da anni si occupa di garantire sostegno umanitario a chi è in difficoltà insieme al presidente onorario dell’associazione, Michele Petraroia.
«Con l’intervento di Anna Spina a nome della nostra associazione ci siamo uniti alla rete umanitaria che ha accolto Mimmo Lucano a Campobasso per esprimergli solidarietà e ringraziarlo della sua testimonianza semplice, spontanea e concreta nell’accoglienza di profughi e rifugiati – scrive in una nota l’associazione -. La terribile notizia dell’ennesimo migrante morto questa notte (venerdì ndr) nella tendopoli di San Ferdinando a Rosarno in Calabria ci conferma l’orrore della segregazione razziale in cui vengono relegati migranti da utilizzare come lavoratori in nero per le attività più massacranti dell’agricoltura e dell’edilizia.
C’è un’Italia che con il Decreto Sicurezza intende spingere verso la clandestinità decine di migliaia di rifugiati per privarli di ogni diritto e di ogni riconoscibilità, consegnandoli allo sfruttamento più bieco e alle tratte gestite dal caporalato e dalla criminalità organizzata.
Per queste ragioni c’è bisogno di andare oltre l’indignazione per i morti in mare, per le torture e le violenze esercitate sulle donne e sui migranti in Libia, e costruire un modello di accoglienza, inclusione e integrazione capace di affermare i diritti internazionali di protezione sanciti nella Convenzione di Ginevra oltre che nella Costituzione Italiana.
Mimmo Lucano, in una terra dominata da una delle più feroci mafie del mondo – aggiungono – è stato capace, sostenuto a suo tempo anche dall’opera straordinaria dell’allora vescovo di Locri, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, di soccorrere i profughi, aprirgli le porte di casa, includerli nella comunità e di integrarli con progetti socio – lavorativi e culturali.
Quella sfida è stata vinta ed è arrivata forte e chiara in tutto il mondo. Chi ha pensato di chiudere Riace allontanando Mimmo Lucano e facendo abbassare le saracinesche delle mille attività aperte dai migranti ha sbagliato i conti, perché il messaggio positivo è già passato, e si è dimostrato che la multiculturalità non solo è possibile praticarla in Italia ma è fonte di ricchezza, di prosperità e di progresso sociale e civile, specie per territori marginali e per borghi alle prese con lo spopolamento.
Su questo modello – concludono – la nostra associazione è quotidianamente impegnata per aiutare le comunità più aperte, disponibili ad investire su progetti di accoglienza umanitaria simili a ciò che Mimmo Lucano e Padre Giancarlo Maria Bregantini hanno saputo inventarsi dal niente a Riace.
Grazie Mimmo Lucano. Grazie per il tuo coraggio, per la tua semplicità, per la tua spontaneità, per la tua umanità!».

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