Era finito in cella meno di tre mesi fa per gli stessi motivi. La schiavitù legata alla tossicodipendenza e quel bisogno impellente di una dose lo avevano portato a minacciare e picchiare sua madre soltanto perché si rifiutava di dargli i soldi necessari all’acquisto di droga.
Lei, mamma coraggio, stanca dei continui soprusi e di vedere la vita del proprio figlio sgretolarsi davanti ai suoi stessi occhi, si era rivolta al 113 per porre fine all’incubo.
L’uomo, una volta arrestato, era stato tradotto nel carcere di via Cavour. Alcuni giorni dopo, però – era il 18 marzo – gli era stata data la possibilità di scontare la pena presso la comunità “La Valle” di Toro, gestita da padre Lino, a patto che riuscisse a completare il suo percorso di recupero.
Nulla da fare. Ieri mattina l’uomo, in preda ad una forte crisi di astinenza, ha dato di nuovo di matto: ha provato prima a forzare un armadietto dei medicinali, poi, non riuscendoci, ha spaccato una porta a vetri. In quel momento era presente anche la madre, in visita in comunità per dargli il suo sostegno. Purtroppo anche stavolta la donna ha subito aggressioni e minacce da parte del figlio.
Sul posto è giunta una volante della Polizia che ha immediatamente ricondotto l’uomo, fuori controllo, nella casa circondariale.
L’episodio appena riportato altro non è che l’ennesimo esempio dell’incubo vissuto da migliaia di famiglie in Molise.
All’epoca dei fatti fu proprio il procuratore Nicola D’Angelo a rimarcare la drammaticità di episodi simili e di come i genitori a volte preferiscano vedere i propri figli in carcere piuttosto che per strada.
Sono tante le famiglie in Molise costrette a portare sulle spalle il fardello della tossicodipendenza. Poche, invece, le strutture sul territorio e la disponibilità di personale qualificato che li aiuti ad uscire da quest’incubo.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.