Siamo al rush finale. Nell’ultima settimana prima del voto per il rinnovo del consiglio comunale, Primo Piano Molise propone un confronto tra i candidati che il 26 maggio proveranno a conquistare lo scranno più alto di Palazzo San Giorgio. Un’intervista in cui ogni singolo candidato illustrerà programmi, idee e obiettivi per rilanciare la città. Oggi è la volta del candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Roberto Gravina.
In un periodo di sfiducia da parte dei cittadini nei confronti della politica – mai a Campobasso si erano registrati numeri così risicati in termini di liste e candidati consiglieri – cosa l’ha spinta a mettersi in gioco in questa sfida elettorale?
«La sfiducia è un chiaro segnale di disaffezione per la politica che non riesce a risolvere i problemi delle persone ma è certamente amplificato dal comportamento dei suoi attori. Basti pensare che sono sempre gli stessi che governano la città da circa un ventennio e sono sempre gli stessi a dire di risolvere i problemi che loro stessi hanno causato, magari in un momento della loro vita politica in cui siedevano dall’altra “parte”».
Tra le tante criticità che si riscontrano in città qual è, secondo lei, il settore che ha bisogno di una maggiore spinta?
«Ogni azione che la politica si prefigge di attuare passa per l’apparato burocratico. Nel nostro programma abbiamo dato una particolare attenzione a questo tema nella seconda stella, quella dell’efficienza. Per questo, dopo cinque anni di esperienza in opposizione, posso dire, senza timore di smentita, che bisognerà dare una nuova organizzazione agli uffici, dotandoli di due nuove figure dirigenziali a contratto; una destinata al settore urbanistica/lavori pubblici e l’atra al comando della polizia municipale e questo senza maggiori oneri per l’Amministrazione posto che la rimozione dell’anomala figura del “direttore generale” Iacobucci, il cui compenso attuale sfiora i 180.000 euro annui, consentirà di pagare i due nuovi dirigenti.
Questo ci permetterà di dare maggiore velocità all’impegno delle risorse disponibili (fondi regionali e fondi statali) ed alla conseguente ricaduta positiva sulla città, con nuove economie e nuovi posti di lavoro nei vari settori: dall’edilizia, al commercio, dalle strutture ricettivo/turistiche a quelle dei servizi alla persona.
Insomma, tanto per fare un esempio, non è più tollerabile che il comune impegni risorse stanziate nel ciclo di programmazione fondi CIPE nazionali del 2000-2006 solo nel 2019, con un ritardo di quasi venti anni. Così muore l’economia e muore una città».
In questi cinque anni di amministrazione cosa è stato fatto e cosa invece è stato ‘dimenticato’?
«Di sicuro è stato fatto poco, molto poco e quel poco lo si è concentrato peraltro alla fine del mandato sebbene si trattasse di “ordinaria amministrazione” come strade, marciapiedi e piantumazione di nuove essenze arboree.
E con altrettanto ritardo è stato fatto tutto ciò che attiene ai lavori pubblici: zero cantieri per le scuole (salvo Mascione) e rischio che la procedura salti per un errore nella procedura di gara, peraltro tempestivamente segnalato alla struttura per evitare ulteriori problemi; zero per il Terminal, con una procedura viziata per un evidente illegittimo “vantaggio” creato ad arte per alcuni “amici”; ancora non si consegna il cantiere della tangenziale nord; zero manutenzione parchi verdi e decoro urbano.
Ma tanto si è fatto per pagare gli errori del passato: l’ultimo in ordine di tempo, è il risarcimento di oltre 3milioni di euro, corrisposto alla Seac per il grave errore commesso dal Comune ai tempi in cui Battista era assessore al bilancio; in arrivo il risarcimento Esattorie, con Battista sempre assessore al bilancio e almeno ulteriori 4milioni sul piatto; tangenziale nord e Bo.co.ge. ovvero oltre 6milioni di euro pagati per l’ennesimo errore nelle procedure di affidamento dei lavori; in arrivo, anche la richiesta di risarcimento danni per l’Ariston e l’elenco è ancora lungo».
Chi ‘teme’ di più tra i suoi avversari?
«Temo solo una cosa, quella di rivedere un consiglio comunale fatto per la stragrande maggioranza, dalle stesse persone che hanno ridotto questa città nello stato in cui si trova».
Cosa pensa di offrire in più alla città rispetto a loro?
«L’impegno, la passione e la competenza.
Se i cittadini partecipassero alle sedute di consiglio comunale o delle commissioni consiliari, capirebbero che mediamente, mancano o sono mancati tutti.
È mancata una progettualità e dove c’è stata, è mancata la competenza di portarla avanti senza errori.
Sono mancate le idee innovative, così come è mancata la passione.
E poi penso di poter offrire ai cittadini di Campobasso, dei consiglieri comunali nuovi, sganciati dalle logiche delle segreterie politiche e vogliosi di spendersi per migliorare il luogo in cui vivono; cittadini competenti e appassionati».
La questione dei cambi di casacca ha animato il dibattito politico cittadino nelle ultime settimane. Lei cosa ne pensa? Fa parte del gioco o è una ‘prassi’ da stigmatizzare?
«Riprendo quanto dichiarato rispondendo alla sua prima domanda.
Questo “gioco” è il male maggiore della politica, è il veleno che poi causa la disaffezione anche per coloro che decidono di non scendere in campo.
E’ inaccettabile che il cambio di casacca avvenga sempre alla fine del mandato elettorale e mai prima, così come è insopportabile che avvenga sempre verso la parte data per “vincente” ovvero quella che non ha governato; perché, lo sappiamo, governare non è facile, se poi lo si fa anche male come Battista, il “gioco” è fatto.
Pensate, abbiamo 3 assessori uscenti che oggi pretendono di fare e risolvere problemi che non hanno risolto quando erano al comando: sentire parlare oggi di mobilità e di commercio, tanto per fare un esempio, fa sorridere. Quando la d’Alessandro accusa di immobilismo l’Amministrazione Battista, accusa se stessa visto che ha imbarcato ben 11 consiglieri uscenti di maggioranza – dico 11 e quindi 1/3 del consiglio comunale uscente – che nulla hanno fatto per la città o quel poco che hanno fatto è valutabile come meglio si crede.
Insomma, il “centro mobile” colpisce ancora e sono certo che se si votasse tra cinque anni, il centro sinistra del Battista di turno, farà ancora finta di nulla e imbarcherà gli ennesimi saltatori pur di mettersi a sedere sulla tanto agognata poltrona; che sia alla regione o sia al comune, il risultato non cambia».
Il 27 maggio, a risultato acquisito, lei è il nuovo sindaco della città di Campobasso. Qual è la prima azione che intende mettere in campo con la sua amministrazione?
«Ho già risposto prima seppur in parte. Riorganizzazione uffici, verifica contratti in essere e nuovo impulso alla ordinaria manutenzione e immediato dialogo con la Regione, il Governo nazionale e l’Unione europea. Dobbiamo intercettare tutte le possibilità e le occasioni che si presenteranno, con velocità ed efficienza».
Il fenomeno dello spopolamento in città è ormai dilagante. Come pensa di arrestare l’emorragia demografica che riguarda soprattutto i giovani?
«Guardi, noto con piacere che il termine “emorragia demografica” sia stato ripreso anche da lei. Con questa frase ho ufficialmente aperto la nostra campagna elettorale.
Bisogna velocizzare le procedure di gara per far iniziare i lavori: scuole, recuperi edilizi nuove opere.
Dovremo immediatamente lavorare per spendere bene quanto già disponibile; penso anzitutto all’area fieristica, lasciata all’abbandono e che dovrà rappresentare una nuova opportunità per i tanti giovani disoccupati, creando nuove occasioni nel settore del riuso, del market solidale e della filiera agro-alimentare.
Ci vuole un vero e proprio contratto di sviluppo con tutti gli attori del territorio: Assoindustria, CNA, università, regione, Camera di commercio ecc. e non dimentichiamo anche il collegamento con il Governo che sta dimostrando una grande attenzione per il Molise e per Campobasso, con un presidente del consiglio arrivato in città per ben due volte nel giro di 2 mesi».
Azzardiamo un pronostico. Vittoria al primo turno o ballottaggio?
«Siamo ottimisti ma anche realisti: ballottaggio!».
Infine un appello agli elettori: perché dovrebbero scegliere lei e la sua squadra?
«Abbiamo maturato una esperienza di cinque anni in opposizione: una opposizione fatta di contenuti e mai urlata; di proposte nuove e innovative; di controllo e di rispetto della legalità.
Abbiamo dimostrato di anteporre all’interesse di una parte, quello per la città, arrivando a votare provvedimenti importanti anche quando la maggioranza non era tale.
E poi abbiamo dimostrato coerenza, presentando una squadra rinnovata, con nessuna “cariatide” della politica.
Ora è il momento di metterci alla prova e lo dico soprattutto a coloro che pensano di non andare a votare. Crediamoci».

madu

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